Illuminata da una carriera di successi che ne portano alto il nome, Natalie Portman può considerarsi senza dubbio una tra le stelle di punta del panorama hollywoodiano. Esordendo nel mondo della settima arte ancora giovanissima col poetico e indimenticabile “Leon” di Luc Besson, l’attrice nata a Gerusalemme e naturalizzata negli Stati Uniti ha sempre portato avanti la passione per il grande schermo senza trascurare la propria formazione culturale.

Laureatasi in psicologia dopo le prime apparizioni sul set, coltiva l’attività professionale partecipando in grosse produzioni come la seconda trilogia di “Star Wars”, per poi trovare spazio nel film erotico “Closer”, nel cinecomic “V per Vendetta” e nella pellicola di Darren Aronosfky “Il Cigno Nero”, valendole il premio Oscar per la miglior attrice protagonista.

Altro aspetto su cui ha dimostrato da sempre grande impegno e partecipazione sono le campagne per i diritti politici e sociali, mantenendosi attiva sul fronte ambientalista, sugli aiuti alle famiglie residenti nei paesi del Terzo Mondo e prendendo parte al movimento “Me too”. Significativa in quest’ultimo caso è stata l’adesione nel 2018 alla “marcia delle donne”, durante la quale ha testimoniato d’esser stata vittima di terrorismo sessuale all’età di soli tredici anni.

Intervistata insieme alla collega Jenna Ortega da Interview Magazine, la Portman è tornata a discutere delle esperienze traumatiche vissute i primi anni negli studios cinematografici. Del periodo trascorso poco dopo l’uscita del film “Leon”, ricorda in particolare la forte sessualizzazione subita quand’era ancora minorenne: «C'è un'immagine pubblica di me che è diversa da chi sono davvero. Ne ho parlato un po' in passato, di come, da bambina, sono stata fortemente sessualizzata, cosa che penso capiti a molte ragazzine che appaiono sullo schermo. Mi faceva molta paura. Ovviamente la sessualità fa parte anche dell'infanzia, ma avrei voluto che restasse dentro di me, non rivolta verso di me».

Citando poi le etichette impropriamente attribuite negli anni, ha aggiunto: «In ogni fase della mia carriera c'era uno stereotipo diverso da evitare. Ovviamente c'è stata una lunga fase Lolita. Poi è arrivata la lunga fase della ragazza che aiuta il protagonista a scoprire le sue emozioni, durata circa un decennio». Su come ha affrontato il mestiere all’interno del nucleo familiare, ha invece affermato: «[Mia madre] era sempre con me e si assicurava che nessuno mi si avvicinasse. Una volta al college, mio padre mi disse che era stato carino finché era durato e che ora avrei dovuto trovarmi un lavoro vero».

Altro episodio che ha profondamente condizionato la sua esperienza privata e professionale è stato il matrimonio col coreografo Benjamin Millepied, conosciuto sul set de “Il Cigno Nero” nel 2010. Da un sentimento travolgente è nato un rapporto durato quasi quindici anni, che ha portato alla nascita dei due figli Aleph e Amalia. Dopo la presentazione della domanda di divorzio lo scorso febbraio, la Portman ha ammesso di selezionare i ruoli da interpretare in base alla situazione personale che sta affrontando in quel particolare momento della sua vita.

Su questo aspetto, ha detto nello specifico: «Ci sono cose che accadono in certi momenti della vita. Ho imparato dalle attrici che mi hanno preceduta e che dicevano: è importante puntare alla gioia. Ci sono momenti nella vita in cui è davvero significativo vivere un'esperienza lavorativa che ti avvolge di felicità, e questo era uno di quelli. Non funziona sempre così, ma in genere sono attratta da certe cose a causa di ciò che accade nella mia vita personale. Per affrontare un materiale emotivamente difficile, la mia vita reale deve essere piuttosto rilassata, senza grossi problemi. Vuoi trovare quella gioia, quella leggerezza e quell'umorismo nel tuo lavoro quando le cose a casa sono più difficili».

E sull’apporto che riceve dai figli nel portare avanti il lavoro di attrice, ha accennato infine: «[Sono] entusiasta di avere figli, e di averli fatti con una persona di cui ero innamorata. I miei figli sono sempre fonte di entusiasmo, perché li vedi crescere e diventare gli individui che sono. E poi, ho passato molto tempo con i miei amici, con i loro figli e con i miei, è davvero divertente».

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