Leonardo DiCaprio: dopo “Una battaglia dopo l’altra” il divo punta solo su progetti impegnati
Le riflessioni dell’attore dopo i molti anni di carrier alle spallePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Immancabilmente sulla cresta dell’onda a ogni nuova apparizione, Leonardo DiCaprio è tornato a fare il botto con “Una battaglia dopo l’altra”, ultima fatica del maestro Paul Thomas Anderson, approdata nelle sale lo scorso 25 settembre. Anche dopo l’Oscar come miglior attore protagonista per “The Revenant” e le numerose collaborazioni con cineasti di primo piano - tra cui quella particolarmente duratura con Martin Scorsese - l’impegno dimostrato nei panni di Bob Ferguson, protagonista del film di Anderson, conferisce all’attore italoamericano ulteriore lustro artistico, rivelando una caratterizzazione folle, audace ed estremamente atipica rispetto ai suoi ruoli precedenti.
Impegnato nella campagna di promozione del film, DiCaprio ha sottolineato quanto sia importante che il pubblico lo supporti nelle sale, considerato l’enorme lavoro messo in campo da Anderson, dal cast e da tutto lo staff per dar vita a un risultato che - secondo buona parte della critica - si avvicina a un vero e proprio capolavoro: “Paul ha girato questo film in Vista Vision, telecamere che sono state usate raramente dai primi anni '60. Vuole che la gente viva quell'esperienza immersiva e realizzare un film d'azione inaspettato, tattile, realistico e probabilmente molto diverso da ciò con cui siamo stati abituati. In questo senso, il botteghino è molto importante”.
Secondo DiCaprio, il successo commerciale del film potrebbe favorire una svolta significativa per l’industria hollywoodiana. Non è un caso che la star insista tanto sul valore della visione in sala: i motivi risiedono anche nell’imponente budget investito nella produzione, che secondo le fonti ufficiali ammonta a circa 130 milioni di dollari. Una cifra tutt’altro che trascurabile, che gli incassi dovranno gradualmente recuperare per garantire ad Anderson il sostegno necessario ai suoi futuri progetti.
Tornato a confrontarsi con la stampa, DiCaprio è stato ospite del podcast New Heights di Travis e Jason Kelce, dove ha rievocato i passi compiuti a inizio carriera: un percorso faticoso che lo ha portato a diventare la star planetaria che conosciamo oggi. Da giovanissimo, alla ricerca di un agente, ricevette un consiglio che avrebbe potuto cambiare drasticamente il suo destino ma che, grazie alla ferma opposizione del padre, decise di non seguire: “Finalmente avevo trovato un agente. Mi disse che il mio nome era troppo etnico. Io chiesi cosa intendesse, era Leonardo DiCaprio. Disse che era troppo etnico e che non mi avrebbero mai assunto. Il mio nuovo nome era Lenny Williams. Mio padre vide la sua foto, la strappò e disse: sul mio cadavere”.
Accanto agli aneddoti familiari, l’attore ha ricordato anche le difficoltà dei primi anni, alla ricerca di opportunità: “Ricordo i provini quando ero molto giovane. Ero un attore bambino, il mio fratellastro era un attore, e c'erano questi agenti che ti mettevano in fila come bestiame. Io facevo il breakdancer. Ballavo per strada per soldi, a volte. Avevo il taglio scalato dei capelli”.
Con una filmografia di altissimo livello e la speranza che “Una battaglia dopo l’altra” lo riporti ancora una volta in corsa per l’Oscar, oggi DiCaprio seleziona con estrema cura i progetti a cui prendere parte. Un approccio molto diverso rispetto alla gioventù, quando l’entusiasmo e il sogno di sfondare lo spingevano ad accettare più ruoli, senza particolare attenzione alla scelta: “Quando ero più giovane, c'era solo questa sensazione di aver vinto alla lotteria. Non riuscivo a credere di lavorare in questa industria e poter prendere decisioni per me stesso. Invecchiando, sono diventato ancora più... non voglio dire selettivo, però ci sono tutti queste diverse componenti che devono entrare in gioco per fare un film e sperare che non solo funzioni, ma duri, anche se non ci sono garanzie per nessuna di queste due cose”.