Le sue canzoni come candeline:i 60 anni di Renato Zero
di Francesca FigusPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Quello, gliel’hanno sempre chiesto gli altri. Gli altri, sì, insomma: i giornalisti rimasti senza domande, i biografi petulanti, i politici questuanti. Perché a loro, ai sorcini, che glien’è importato mai? Renato Zero basta perché è Renato Zero; pieno zeppo di dolcezze e debolezze insieme, tutto poesia e contraddizione, come uno che a venticinque anni si fidanza con Enrica Bonaccorti e a ventisei canta "Il triangolo no" mentre io rischierei, ma il triangolo io lo rifarei. E pensa che erano gli anni Settanta ancora a metà di un’Italia cattolica e comunista.
E adesso che Renato Zero di anni ne ha compiuto sessanta e Roma lo festeggia con una settimana intera di musica, adesso, quella domanda, è sempre più inutile.
“Ogni tanto un ragazzo scappava di casa e la polizia veniva alle cinque del mattino a cercarlo nel mio letto”, racconta oggi, e fa spallucce come può soltanto lui, amato da quarant’anni e da generazioni intere. Ha scritto cinquecento canzoni e pubblicato trenta album. Si è dipinto il viso d’argento eppoi, d’argento, si è vestito: è stato amato, è stato odiato?, “sono stato amato, e sono stato odiato”. Ma mai da suo padre e da sua madre, Fiacchini Domenico, poliziotto, e Pica Ada, infermiera, romani della Montagnola. “Uscivo di casa con i jeans, mi cambiavo negli androni dei palazzi”: gli stivali, le piume, le paillettes. “I poliziotti colleghi di mio padre mi puntavano, mi fermavano, mi portavano in commissariato, a Campo Marzio, dove lui lavorava”. “Non ti vergogni di avere un figlio così” gli dicevano? “Lui no: lui non si è mai vergognato”. Chissà se quella canzone, bellissima, “Spalle al muro”, che portò a Sanremo nel ’91 - gli occhiali, la giacca, nessun trucco, nessun gioiello - era per lui.
“Per lui e per chi l’ha voluta capire”, e sono tanti, ma tanti, perché è vero che Renato Zero è stato amato ed è stato odiato, ma mai nessuno che abbia detto non sa cantare. Mai. E allora hanno ragione i suoi sorcini che certe domande, certe volte, sono proprio inutili. “Ma allora è vero che hai amato uomini e donne?”, gli chiedono i giornalisti rimasti senza domande, i biografi petulanti, i politici questuanti. Lui dice che prima o poi ci scriverà su una canzone, ma intanto, che importanza ha? Buon compleanno, Renato Zero.