L'accorato appello di Bob Dylan: "Giustizia per Floyd e per l'America"
"Vederlo torturato in quel modo è stato oltre l'orrore. Speriamo che la giustizia arrivi presto"Giustizia per George Floyd, per la sua famiglia, per l'America: è l'accorato appello lanciato da Bob Dylan, da oltre mezzo secolo voce iconica della canzone di protesta, dopo l'uccisione, da parte della polizia statunitense, dell'ennesimo afroamericano disarmato.
"Mi ha nauseato senza fine vedere George torturato a morte in quel modo - ha raccontato al New York Times il cantautore e premio Nobel per la letteratura -, è stato oltre l'orrore. Speriamo che la giustizia arrivi presto per la famiglia Floyd e per la nazione".
Proprio nella ballata "Hurricane", che risale ormai al 1976, il 79enne di Duluth, in Minnesota, ha cantato contro la brutalità della polizia contro la gente di colore.
Nel frattempo, tutto è pronto per l'uscita, il 19 giugno, del nuovo album "Rough and Rowdy Ways", il primo di canzoni originali da "Tempest" del 2012.
La lista dei 10 brani, pubblicata ieri su Instagram, include i singoli usciti nei mesi della pandemia "False Prophet" e "I Contain Multitudes" oltre al brano di 17 minuti "Murder Most Foul" sull'assassinio di Kennedy.
Le nuove canzoni, composte anche nei giorni del lockdown per il Covid, includono titoli come "Crossing the Rubicon" e "Mother of Muses", "Goodbye Jimmy Reed" e "Key West", questi ultimi due rispettivamente omaggio al bluesman del Mississippi e alla triade "Ginsburg, Corso e Kerouac".
Tra i brani già usciti, "I Contain Multitudes", scritta "come in stato di trance", evoca l'idea della morte: "Penso alla morte della razza umana. Il lungo strano viaggio della scimmia nuda".
"Ogni essere umano, forte o potente che sia, è fragile di fronte alla morte", ha aggiunto poi il cantante.
Quanto alla pandemia, che ha cancellato la sua tournée in Giappone e fatto calare il sipario anzitempo su "Girl From North Country" a Broadway, per Dylan anticipa "qualcos'altro che sta per venire", ma non necessariamente una piaga biblica. "Significherebbe che nel mondo sta arrivando un castigo divino - spiega -, l'estrema arroganza che porta punizioni disastrose. Forse siamo alla vigilia della distruzione. Ci sono molti modi per pensare al virus. Io penso che occorra lasciargli fare il suo corso".
(Unioneonline/v.l.)