James McAvoy, la star britannica debutta alla regia con “California Schemin”
La pellicola racconta la storia vera di Gavin Bain e Billy BondJames McAvoy (Ansa)
Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Un volto che, ormai da diversi anni, riconoscono non solo i cinefili incalliti ma anche il pubblico mainstream è certamente quello di James McAvoy. Attore britannico dall’innegabile fascino e magnetismo, è diventato presto un’icona nel mondo dei cinecomic dopo aver interpretato il ruolo di Charles Xavier nella saga degli X-Men, cominciando col capitolo del 2011 “X-Men: L’inizio” e arrivando a quello del 2019 “X-Men: Dark Phoenix”.
Oltre ad aver conquistato la notorietà planetaria col ruolo del mutante dotato di poteri psichici, la star ha dimostrato, fin dalle prime apparizioni, di saper spaziare con incredibile elasticità tra i generi più disparati. Lo ricordiamo, a tal proposito, nel film “Espiazione” di Joe Wright - che gli valse nel 2008 la candidatura al Golden Globe come miglior attore in un film drammatico - nella saga fantasy de “Le Cronache di Narnia”, dove vestiva i panni del timido e impacciato Tumnus, e, più recentemente, in ruoli complessi e terrificanti come quelli interpretati in “Split” di M. Night Shyamalan e nel remake americano di “Speak No Evil”, diretto da James Watkins.
Ma il talento di James McAvoy non si limita affatto alle interpretazioni sul set: già lo scorso anno, infatti, aveva preannunciato con entusiasmo il suo debutto alla regia con l’originale biopic musicale “California Schemin”. Ispirandosi alla storia vera di Gavin Bain e Billy Bond - due amici scozzesi appassionati di D12 ed Eminem, che finsero di essere un duo rap americano senza però riuscire a farsi prendere sul serio a causa della loro provenienza - l’attore, a questo proposito, ha rivelato al The Hollywood Reporter il tipo di storie che ha sempre voluto dirigere: «Ho voluto raccontare storie che siano divertenti e ispiratrici. Hanno umorismo e sono film, non sono pellicole drammatiche in bianco e nero. Quando California Schemin è arrivato da me era esattamente questo. Mi ha dato l'opportunità di raccontare quelle storie su persone provenienti da ambienti simili al mio ma anche di intrattenere, sorprendere e sconvolgere, con un grande senso di speranza ispiratrice».
Ospite illustre all’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma, nella sezione Freestyle, McAvoy ha accennato al lungo percorso formativo che l’ha portato a girare il suo primo film: «Sogno di fare il regista da quando avevo 16 anni. Quando mi sono trovato a lavorare con registi non bravi mi dicevo che avrei potuto fare di meglio, ma quando lavoravo con cineasti strepitosi mi domandavo come facessero a essere così grandiosi. Allora ho capito che dovevo aspettare prima di dirigere un film, dovevo fare esperienza, fare la gavetta. Quando ho trovato il progetto giusto, però, ho deciso di mettermi alla prova».
Puntando a distinguersi, per tono e tematiche, dai cliché dei film ambientati in Scozia, ha aggiunto: «Volevo debuttare raccontando qualcosa di vicino al mio background, ai miei trascorsi, ma non volevo che si trattasse dell'ennesimo film ambientato in Scozia su abusi, violenza domestica o droga. La storia di Gavin e Billy era perfetta perché è divertente, emozionante, ma allo stesso tempo parla di arte, verità, menzogne e ambizione».
Come spesso accade, l’arte riflette la vita ordinaria, e lo stesso può dirsi per ciò che “California Schemin” lascia emergere anche dalla sua apparente leggerezza: «A volte da performer ti trovi a sacrificare la tua salute fisica, quella mentale, a volte la tua dignità. È meraviglioso dare tutto, ma allo stesso tempo è molto pericoloso. E in questo film i due protagonisti pagano un prezzo molto alto per il successo».
Riflettendo sui punti di riferimento che lo hanno guidato in questa esperienza creativa, McAvoy non ha potuto non menzionare il compianto Robert Redford, che lo diresse in “The Conspirator” e da cui ha potuto trarre preziose lezioni di regia: «Lavorare con lui è stato un onore. Sapeva sempre cosa voleva da una scena e ti faceva capire molto chiaramente la sua visione, il che rendeva più facile il lavoro sul set perché comunicava sicurezza. Ho imparato molto da lui. Ho capito quanto fosse importante rispondere con chiarezza alle domande degli attori e della troupe e, quando non sai cosa dire, mettere da parte l'ego e chiedere il consiglio agli altri».
Per quanto riguarda i suoi piani futuri, la star ha anticipato - durante la presentazione del film al Toronto Film Festival - di avere già qualche idea in cantiere, che lo vedrà coinvolto sia come attore sia come regista: «Penso che sarà una combinazione delle due cose. Amo entrambe, sono solo diverse, credo di essere ormai diviso a metà. Sto guardando ad altre cose e sto già lavorando su un paio di altri progetti. Sto lavorando a un paio di cose mie e sarò un regista a noleggio se dovesse arrivare una sceneggiatura che mi piace».
