Al Teatro Massimo di Cagliari le nozze d’oro si festeggiano in platea. Sabato 6 dicembre, alle 17, torna “Nozze d’oro a Cagliari”, manifestazione che da quasi vent’anni raduna le coppie che hanno raggiunto il traguardo dei cinquant’anni di matrimonio e lo intreccia con il racconto della città attraverso cinema e musica. Le voci isolane di Giancarlo D’Amico, Davide Fanzecco, Roberto Ferrara, Eleonora Garau, Federica Loi e Manul scalderanno la sala per lasciare infine il palco a Gigliola Cinquetti, la fuoriclasse della musica italiana che, per l’occasione, abbiamo potuto intervistare.

Gigliola Cinquetti, per lei “Nozze d’oro” al Teatro Massimo di Cagliari è anche un debutto nella nostra città. 

Ho avuto un approccio con la Sardegna sempre non da turista, mi considero più un'amica della vostra isola, ma inspiegabilmente questa è la prima volta che vengo per il mio lavoro. 

È in procinto di partire con un tour già piuttosto fitto. A Cagliari potremo averne una piccola anteprima. 

È un nuovo spettacolo con la regia di Luciano Teodori, mio marito, in cui abbiamo puntato tutto sull'affetto come filo conduttore di questa relazione fra me e il pubblico. Alcune canzoni della prima parte appartengono al mio repertorio, ma sono quelle che ho cantato meno, che non ho raccontato fino in fondo. Siccome io ho inciso migliaia di canzoni, è successo quello che succede un po' a tutti gli artisti: i grandi successi poi mettono in ombra alcuni brani che poi, però, si possono riscoprire, ed è quello che io sto facendo. Poi ci sono alcune cover: Lucio Battisti, Paolo Conte, ABBA, Roberto Murolo che considero il maestro dei maestri. È una prima parte creativa; poi la seconda parte è invece tutta dedicata a quei pezzi che il pubblico si aspetta e che non posso fare a meno di cantare, ma che non sono mai stanca di cantare. In contemporanea, continuo a portare in giro un altro spettacolo, più “classico”, dal titolo “A volte si sogna”, con un’orchestra sinfonica di ragazzi diplomati con merito al Conservatorio di Trento, diretti dal maestro Molinelli.

Ha mai avuto la sensazione che le sue canzoni siano un po' come un album di famiglia per milioni di persone? 

Ho ricevuto migliaia di lettere, quando ero giovanissima, a testimoniarlo. Di queste, 150.000 sono conservate in un fondo presso il Museo Storico della Scrittura Popolare di Trento, e lì di storie come quelle di cui parla ce n'è una montagna. Ci sono poi due cose, adesso che mi ci fa pensare: una è che io vado tutti i giorni a fare la spesa e nessuno bada a me finché non apro bocca. Allora, anche quando sono di spalle, mi riconoscono dalla voce. L'altra, pochissimi giorni fa è venuta a trovarmi in camerino una signora mia coetanea. Quando io a 16 anni, ero a Sanremo, lei era emigrata in Belgio, e ricordava la felicità provata quando “Non ho l'età” vinse all'Eurovision, l'orgoglio come italiana di sentirsi in qualche modo riconosciuta in una dimensione ampia, europea. Ecco, io penso che una cosa più bella di questa sia difficile che mi accada. 

Come si riesce a stare per sessant’anni nel cuore del pubblico?

Io sono molto rigorosa. Sono sempre stata attenta a non fare furberie, a non prendere scorciatoie per compiacere il pubblico ma a conquistarne la stima attraverso il mio lavoro. Ora, dopo sessant’anni di musica, possiamo permetterci di dircelo che ci vogliamo bene, che ci siamo scelti reciprocamente e liberamente. 

Che cosa vorrebbe che portassero a casa i giovani che verranno ad ascoltarla, magari per la prima volta in Teatro? 

Vorrei che provassero le emozioni che ho provato io quando, giovanissima, sono andata all’Olympia a cantare e ad ascoltare giganti a cui non oso minimamente paragonarmi: Brassens, Jacques Brel, Petula Clark… lì ho capito quanto il teatro sia il luogo eletto per capire meglio che cos'è una canzone e che cos'è un'interprete di canzoni. Ecco, vorrei che apprezzassero questa magia.

Mi parlava del suo affetto per la Sardegna.

Eh, in Sardegna trascorro lunghi periodi da tantissimi anni, ne sono innamorata. Sono stata in Gallura, ho fatto dei giri bellissimi tra Olbia, Santa Teresa, l’arcipelago della Maddalena. Ho passato estati e autunni meravigliosi, mi ricordo un bagno a ottobre, i colori incantevoli di quella stagione. Speriamo che questa bella occasione del 6 dicembre sia la prima di tante altre, con i due spettacoli che stiamo portando in giro proprio in questi mesi.

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