“Frankenstein”, Guillermo del Toro e il trauma del padre rapito (e il riscatto pagato da James Cameron)
Il regista americano torna sul grande schermo con l’adattamento del capolavoro letterario di Mary ShelleyPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Fra il ricco parco titoli che ha dato lustro all’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, ha trovato degna visibilità il “Frankenstein” di Guillermo del Toro, presentato lo scorso 30 agosto e capace d’impressionare il pubblico per la potenza della sua visione artistica. Nato dopo una lunga gestazione, in attesa delle condizioni migliori per garantirne la massima qualità, l’adattamento del capolavoro letterario di Mary Shelley testimonia ancora una volta la passione e la dedizione del regista premio Oscar, riconosciuto come uno dei grandi innovatori del genere dark fantasy e già premiato per capolavori come “Il Labirinto del Fauno” e “La Forma dell’Acqua”.
A metà strada tra libero flusso creativo e profondo rispetto per l’opera originale, “Frankenstein” fonde atmosfere suggestive - con ambienti e scenografie per lo più realizzati dal vero - ai contenuti di forte impatto emotivo, nello stile distintivo che ha reso del Toro immediatamente riconoscibile. Prodotto nuovamente da Netflix dopo il successo di “Pinocchio” e atteso nelle sale il 17 ottobre, il titolo ha già raccolto giudizi molto positivi dalla stampa, ottenendo un punteggio del 78% su Rotten Tomatoes basato su diciotto recensioni. Grande attenzione ha suscitato anche il sontuoso cast, che annovera Oscar Isaac, Jacob Elordi, Felix Kammerer, Mia Goth, Charles Dance e Christoph Waltz.
Oltre alla kermesse veneziana, del Toro e il cast hanno partecipato di recente ad altri importanti eventi, tra cui il Toronto Film Festival. In quella occasione il regista ha espresso parole di grande stima per Jacob Elordi, giovane star scelta per interpretare la Creatura. Ha chiarito di non esser stato influenzato dal suo aspetto fisico - avendogli affidato un personaggio esteticamente mostruoso - spiegando: «Mi è bastato vedere Saltburn, e parlando con lui ho visto semplicemente un attore magnifico, e la profondità dei suoi occhi è semplicemente travolgente. Credo che gli attori siano il 50% i loro occhi. Vuoi guardare e vuoi essere guardato. E penso che fosse Billy Friedkin a dire che il paesaggio più interessante è l'essere umano».
Sulla complessa preparazione del ruolo, che ha richiesto tempo e riflessione, del Toro ha aggiunto: «Gli ho detto che avremmo studiato le fasi di sviluppo di un bambino e parlato del nulla dall'inizio e di come evolve fino a diventare un uomo che prende una decisione. E gli ho detto di osservare molto il suo cane. Perché il suo cane può essere in pace al sole in un momento, in una furiosa lotta con un altro cane un attimo dopo, e poi di nuovo tranquillo all'ombra».
Tra i temi centrali messi in luce dal film spicca quello del perdono, come rivelato dal director in un’intervista a Entertainment Weekly. Del Toro ha infatti voluto rielaborare l’esperienza traumatica legata al rapimento di suo padre Federico, avvenuto in Messico nel 1988, quando fu tenuto prigioniero per 72 giorni prima di essere liberato grazie a un riscatto pagato da James Cameron: «Mio padre è stato rapito nel 1998, e quando è tornato, non ha parlato della sua esperienza. Poi, prima della sua morte, ho detto: dobbiamo sederci e devi dirmi cosa è accaduto. Quello è stato davvero importante per me per capire l'uomo».
In questo senso, del Toro ha voluto sottolineare il valore del «perdonare qualcuno e perdonare sé stessi», spiegando: «Ciò di cui ti rendi conto è che il rancore fa due prigionieri e il perdono libera due persone. Ho pensato che avrei potuto realizzare il film, ma poi ho capito: no, grazie a Dio non è accaduto fino a questo momento».
Infine, parlando con The Hollywood Reporter dopo la première nordamericana di “Frankenstein” al Royal Alexandra Theater di Toronto, il regista ha anticipato i suoi prossimi impegni. Il nuovo progetto s’intitolerà “Fury” e sarà un film ultraviolento con Oscar Isaac ancora tra gli attori principali: «Sto scrivendo un progetto che vedrà coinvolto Oscar Isaac. Lo sto scrivendo proprio ora, si intitola Fury e, in sostanza, riprende gli aspetti thriller di Nightmare Alley: molto crudeli, molto violenti. Come My Dinner with Andre, ma con l'uccisione di persone dopo ogni portata».