Di fronte a così tanti apprezzamenti, dal premio per la miglior interpretazione femminile a Cannes ai quattro Golden Globe, suscitano una certa impressione le polemiche che hanno colpito “Emilia Pérez” nelle ultime settimane; col triste presagio che la situazione possa comprometterne la vittoria agli Oscar. La pellicola diretta da Jacques Audiard ha attirato un polverone attorno a sé a partire dalle lamentele della comunità messicana, che ha ritenuto inappropriato il modo in cui son state rappresentate la cultura nazionale e l’identità trans. Aldilà dei meriti effettivi, “Emilia Pérez” è stato etichettato da taluni un calderone sul Messico pieno di stereotipi, ignoranza e mancanza di tatto; come anche segnalato anzitempo su X dall’attore Maurizio Morales. Le polemiche circolate in rete hanno addirittura motivato Audiard ad annullare una sessione di Q&A alla Cineteca Nacional de Mexico, portandolo ad intervenire con una dichiarazione di pubbliche scuse. Nel suo messaggio, leggiamo: “Se ci sono cose in Emilia Pérez che vi sembrano scandalose, mi scuso. Quello che vorrei dire è che non sto cercando di fornire risposte. Il cinema non dà risposte, pone solo domande. E forse le domande poste in Emilia sono sbagliate. Forse le ho semplicemente trovate interessanti. Non volevo e non voglio essere pretenzioso”.

Altro aspetto su cui si è posta una certa attenzione è l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nelle fasi di post-produzione. Sulla falsariga di quanto avvenuto col film concorrente “The Brutalist”, anche l’addetto al suono di “Emilia Pérez” Cyril Holtz ha ammesso d’aver utilizzato il software “Respeecher” per migliorare le performance canore dell’attrice Karla Sofía Gascón. Allo scopo di chiarir meglio la questione è intervenuto lo staff creativo, affermando intanto di non aver utilizzato alcun tipo di IA generativa, e sostenendo che l’uso di certe tecnologie si allinea agli interventi che vengono da sempre effettuati sul girato, con la differenza che ora - grazie alle IA - si sono ridotti notevolmente i costi e le tempistiche. Ma ad aver scatenato più di tutto il resto la pioggia di critiche è stata la scoperta di alcuni tweet della Gascón risalenti al 2020/2021 dal contenuto razzista e antireligioso, oltre a certe considerazioni controverse sul caso di George Floyd e sul tema della diversità agli Oscar. Ad aver ripescato i post incriminanti è stata la giornalista Sarah Hagi, che hanno portato ad immediate repliche da parte della comunità internettiana e dal mondo dello spettacolo.

A questa situazione, Netflix ha deciso - come proprietaria dei diritti di distribuzione di “Emilia Pérez” negli Stati Uniti, Canada e Regno Unito - d’interrompere la campagna agli Oscar per il titolo, stando a quanto annunciato la scorsa settimana dal The Hollywood Reporter. Oltre alla lunga serie di appuntamenti e campagne promozionali cancellati dal programma, non si son fatte attendere le opinioni delle star coinvolte. La co-protagonista Zoe Saldaña ha commentato nel merito a inizio febbraio: “Sto ancora elaborando tutto quello che è accaduto negli ultimi due giorni e sono triste. Mi rende davvero triste perché non tollero alcuna retorica negativa nei confronti di persone di qualsiasi gruppo. Posso solo attestare l'esperienza che ho avuto con ogni singolo individuo che è parte di questo film, e la mia esperienza e le mie interazioni con loro riguardavano l'inclusione, la collaborazione sulle differenze razziali e sull'uguaglianza di genere. E questo mi rattrista. Mi rattrista dover affrontare questa battuta d'arresto in questo momento”.

Ancor più dura è stata la replica di Audiard, che intervistato da Deadline ha addossato alla Gascón tutta la responsabilità di quanto accaduto: “Davvero sfortunatamente è qualcosa che sta prendendo tutto lo spazio e mi rattrista molto. Per me è davvero difficile ripensare al lavoro fatto con Karla Sofía. Alla fiducia che abbiamo condiviso, all'eccezionale atmosfera che avevamo sul set che era, infatti, basata proprio sulla fiducia. E quando hai quel tipo di rapporto e improvvisamente leggi qualcosa che ha detto quella persona, le cose sono assolutamente odiose e meritano di essere odiate, quindi ovviamente ci sono delle conseguenze su quel rapporto. Sembra quasi di cadere dentro una voragine perché quello che ha detto Karla Sofía è imperdonabile”. Pur considerando il contenuto scandaloso dei messaggi, è difficile d’altra parte non notare un tempismo sospetto sulla scoperta dei suddetti. Ormai prossimi agli Oscar, la speranza è che le valutazioni sul titolo privilegino innanzitutto l’aspetto artistico, senza che il dibattito politico e sociale conduca ad eccessive ed inopportune ripercussioni.

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