Indubbiamente, tra i nomi storici di Hollywood di cui sentiamo maggiormente la mancanza, lo straordinario Daniel Day-Lewis occupa un posto d’onore. Attore dal talento straripante, che solo pochissimi altri possono vantare allo stesso livello, ha conquistato il panorama internazionale ottenendo il primato di ben tre premi Oscar come miglior attore protagonista, lasciando un’impronta indelebile negli anni ‘80 e ‘90 grazie alle prestigiose collaborazioni con Jim Sheridan, Michael Mann, Martin Scorsese e, non ultimo, Paul Thomas Anderson.

Personalità eccentrica sul set ed estremamente riservata nella vita privata, si è allontanato dal cinema dopo il film del 1997 “The Boxer”, dedicandosi tra le altre cose al mestiere di calzolaio in una bottega di Firenze. Convinto cinque anni più tardi da Scorsese a tornare per interpretare “Gangs of New York”, è rimasto attivo fino al 2017, anno dell’uscita di “Il filo nascosto” di Paul Thomas Anderson. Da quel momento, l’attore ha annunciato una nuova e indeterminata pausa con un comunicato ufficiale reso pubblico lo stesso anno, e una dichiarazione di Anderson che recitava: «Daniel Day-Lewis non lavorerà più come attore. È immensamente grato a tutti i suoi collaboratori e al pubblico che lo ha seguito in questi anni. Questa è una decisione privata e né lui né i suoi rappresentanti rilasceranno ulteriori commenti in merito».

Con grande sorpresa, lo vedremo ora tornare sullo schermo in “Anemone”, pellicola diretta dal figlio Ronan Day-Lewis, in uscita a ottobre nelle sale americane. Impreziosito da un cast che include Sean Bean, Samuel Bottomley, Safia Oakley-Green e Samantha Morton, il film, ambientato nel nord dell’Inghilterra, racconta la storia di un uomo di mezza età alla ricerca del fratello, rifugiatosi nei boschi per lasciarsi alle spalle alcuni eventi traumatici avvenuti dieci anni prima. Divisi tra affetto e conflittualità, i due tenteranno di ricucire le ferite del passato e di riscoprire un legame che - pur nelle difficoltà - non si è mai spento.

Ma le sorprese non finiscono qui: con non poco stupore, Day-Lewis ha ammesso in una recente intervista a Rolling Stone, rilasciata in occasione dell'anteprima mondiale di “Anemone” al New York Film Festival, di non aver mai avuto reale intenzione di ritirarsi definitivamente dalle scene. Ha spiegato infatti: «Avevo un po' di tristezza residua perché sapevo che Ronan avrebbe continuato a fare film, e io me ne stavo andando. Ho pensato: non sarebbe bello se potessimo fare qualcosa insieme e trovare un modo per contenerlo, in modo che non debba necessariamente essere qualcosa che richiede le necessità di una grande produzione?». Dopo un lungo periodo lontano dai set, l’attore ha confessato di aver inizialmente pensato di limitarsi a collaborare col figlio nella scrittura del progetto. Ma la svolta è arrivata presto: «Ronan ha subito messo in chiaro che non l'avrebbe fatto senza di me».

Parlando del proprio stato d’animo, Day-Lewis ha aggiunto: «Avevo semplicemente paura, sentivo l'ansia di rimettermi in gioco nel mondo del cinema. Il lavoro è sempre stato qualcosa che ho amato. Non ho mai, mai smesso di amarlo. Ma c'erano aspetti dello stile di vita che lo accompagnavano con cui non ero mai riuscito a fare i conti, dal giorno in cui ho iniziato a oggi. C'è qualcosa in quel processo che mi ha lasciato una sensazione di vuoto alla fine. Voglio dire, lo conoscevo bene. Capivo che faceva tutto parte del processo, e che prima o poi ci sarebbe stata una rigenerazione. Ed è stato solo quando ho girato Il filo nascosto che ho iniziato a sentire con forza che forse non ci sarebbe più stata quella rigenerazione. Che probabilmente avrei dovuto semplicemente starne alla larga, perché non avevo altro da offrire».

Spiegando le ragioni che in passato lo avevano portato a mettere da parte gli impegni cinematografici, ha continuato: «Ripensandoci ora, avrei fatto bene a tenere la bocca chiusa. Non ho mai avuto intenzione di andare in pensione, in realtà. Ho semplicemente smesso di fare quel particolare tipo di lavoro per poterne fare un altro. A quanto pare, sono stato accusato di essermi ritirato due volte. Non ho mai avuto intenzione di andare in pensione da niente! Volevo solo lavorare su qualcos'altro per un po'. Invecchiando, mi ci vuole sempre più tempo per ritrovare la strada verso il luogo in cui la fornace arde di nuovo. Ma lavorando con Ronan, quella fornace si è semplicemente accesa. Ed è stata, dall'inizio alla fine, una gioia pura trascorrere quel tempo insieme a lui».

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