In questo periodo sospendiamo l'oroscopo. Dal 28 marzo stiamo cercando di sostituirlo con un piccolo diario di una giornata tipo in casa, ai tempi del coronavirus, per continuare a trovarci col consueto appuntamento del mattino.

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Spesa vecchia, spesa nuova

Uno dei principali problemi da affrontare in quarantena è quello della spesa.

I supermercati sono aperti, certo, ma le code spesso e volentieri sono improponibili.

Dunque, o si mettono in conto una o due ore di attesa, con tutti i rischi del caso, nonostante le mascherine d'ordinanza e il rispetto della distanza di sicurezza, oppure si cercano metodo alternativi.

Ecco dunque che tornano buoni i negozi di quartiere, di vicinato, come si dice, che, per far fronte all'emergenza, hanno inziato a fornire, almeno nelle grandi città, anche il servizio a domicilio.

Con il passare delle settimane, quindi, dopo vari tentativi e svariate prove, ho finalmente individuato il mio ortolano e il mio macellaio di fiducia per la consegna a casa di frutta e verdura, carne, annessi e connessi. Idem per il panettiere, che non porta a casa il pane, ma che - grazie alle ordinazioni per telefono o sms - prepara già gli ordini con anticipo, in modo tale che la consegna avvenga in un attimo, senza affollamenti, grazie anche a una perfetta organizzazione degli orari di ritiro.

Insomma, col tempo ho fatto di necessità virtù, trovando dei canali di approvigionamento buoni e soprattutto sicuri, che mi consentono di uscire solo e soltanto per lo stretto, strettissimo, indispensabile.

Io. Molto diverso, invece, è il discorso per quanto riguarda i nonni della mia famiglia.

I quali, nonostante le svariate possibilità di approvvigionamento a domicilio, preferiscono andare a fare la spesa personalmente, anche affrontando le code infinite e soprattutto accollandosi i rischi.

Ci siamo arrabbiati. Abbiamo provato a spiegare loro quello che sanno già, essendo soggetti molto più a rischio di noi. E, ovviamente, abbiamo procurato loro una vasta gamma di opzioni di rifornimento casalingo, anche di altissima qualità e comodità. Niente da fare.

Le scuse sono le più svariate: "Così posso scegliere", "così vedo quello che compro", "i prezzi mi sembrano troppo alti". Plausibile.

E poi, la tecnologia (sito da visitare, ordinazioni sul web o via whatsapp) non è il loro pane e le abitudini inveterate, si sa, sono dure da cambiare. Possibile.

Ma, dopo attente riflessioni, tutto sommato, penso che la verità sia un'altra.

La spesa, per molti, è una routine che ricorda la normalità, nonostante disagi e misure draconiane.

Ed è proprio il desiderio - sempre più impellente, gargantuesco, spesso insostenibile - di normalità a spingere i nonni della mia famiglia, ma anche tantissime altre persone, a uscire a fare la spesa alla vecchia maniera, sfidando il maledetto Covid.

Perché in quell'uscita "pericolosa" una volta alla settimana e nell'avere la possibilità e la libertà di scegliere le mele con calma o di decidere se prendere il latte scremato o quello intero, i limoni in offerta o anche una buona bottiglia di vino passando in rassegna le varie etichette c'è tutto il sapore della vita di prima.

Una vita fatta, per molti, di piccoli rituali quotidiani. Come una "semplice" spesa al supermercato. Una vita che manca, a tutti, sempre di più, ogni giorno che passa. E che, forse, non tornerà più.

Ciò nonostante: #Iorestoacasa
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