In questo periodo sospendiamo l'oroscopo. Dal 28 marzo stiamo cercando di sostituirlo con un piccolo diario di una giornata tipo in casa, ai tempi del coronavirus, per continuare a trovarci col consueto appuntamento del mattino.

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Lo Zen o l'arte di fare il pane

In questi giorni - in cui quando non si sta a guardare fuori dalla finestra, si sta a guardare dentro i social - ho visto una quantità incredibile di amici e conoscenti infornare qualsiasi prodotto pensabile fatto di farina e acqua: focacce, pane, brioche, biscotti. E pizze, ovviamente.

Quando è successo che tutti (pure gli insospettabili, che a casa loro ti hanno sempre proposto di ordinare sushi) hanno imparato l'arte contadina della sussistenza, ovvero a fare il pane?

Deve essere andata come quando, forse era in seconda elementare, mi sono ammalata proprio il giorno in cui la maestra ha spiegato come si leggono le lancette dell’orologio. E per qualche giorno ho pensato che i miei compagni conoscessero un segreto che a me mai sarebbe stato disvelato.

Prima ho iniziato a sbirciare di sfuggita le foto delle montagnette di farina, alcune di una geometria perfetta, e i video in time lapse con coppie e bambini che impastano o danno una forma buffa alle cose da mettere in forno, fino a quando il discorso ha preso una piega decisamente tecnica, oltre che molto seria. Sono comparsi termini come "alveolatura" e richieste di aiuto su quanto far riposare l'impasto o sui posti in cui era ancora possibile trovare il lievito, che di questi tempi sembra essere diventato la vera e propria "sostanza di cui sono fatti i sogni".

Dibattiti che ho letto prima con una certa diffidenza, poi quasi appassionandomi, per quanto possa cogliere certi segreti io, che a malapena sono in grado di cucinare un piatto di spaghetti e comunque senza mai accendere il forno. Ecco, forse era meglio continuare a guardare fuori dalla finestra.

#IoRestoACasa
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