C’è chi considera come massimo evento culturale la ripetizione all’infinito delle stesse cose, ma per fortuna esiste ancora chi ha voglia di investire nelle novità e di arricchire veramente il territorio con nuove proposte. È stato il caso della Corale Vivaldi, storica formazione cittadina cresciuta all’ombra del Sacro Cuore che, grazie al contributo della Regione Sardegna e della Fondazione di Sardegna, si è presentata nella propria “casa” con una novità assoluta, accolta da una folla con pochissimi precedenti, ma da primato assoluto valutandola in un’ottica post Covid.

La Misa a Buenos Aires, del compositore argentino Martin Palmeri, è uno dei migliori esempi di rivestimento musicale dell’Ordinarium in ottica post-conciliare quando, eliminato l’obbligo del latino e della musica della grande tradizione vaticana, si diffusero alcuni piccoli capolavori, spesso basati su ritmi e melodie della tradizione etnica, ma purtroppo abbiamo avuto anche tanta musica di pessimo gusto.

Non è il caso di questa “Misatango”, che mantiene un raro equilibrio tra le ben note e fresche caratteristiche della danza argentina e una costruzione solidamente ancorata nella tradizione del grande repertorio. Merito del maestro Daniele Manca, direttore artistico della Vivaldi, aver elaborato la proposta e preparato con cura una produzione che si è avvalsa di un gruppo di solisti affidabili, perfettamente in linea col carattere del tutto particolare della serata e con la caratura artistica indispensabile per dare una lettura convincente di certo repertorio.

Su tutti, a questo proposito, ha spiccato il bandoneon di Daniele Di Bonaventura che, indiscusso maestro del più noto strumento argentino, ha costituito l’ideale “voce” popolare, dialogante col resto del comparto strumentale, solidamente classico: un quintetto d’archi e il pianoforte suonato proprio dall’autore, un Martin Palmeri che anche nell’esecuzione ha perfettamente incarnato il delicato equilibrio tra gli aspetti del topos popolare e quello della musica colta. All’opposto, la bella voce lirica di Laura Delogu ha coerentemente rappresentato proprio la tradizione classica, mentre la Corale Vivaldi (vera protagonista della serata) ha dato carattere e colore a una partitura complessa e ricca di contrasti, mostrando una duttilità sorprendente e ottimi piani dinamici.

Guidando tutto a memoria, e con grande sicurezza, Daniele Manca ha mostrato un’aderenza perfetta al testo, senza accademismi o folklorismi di maniera sempre in agguato in operazioni del genere; abbiamo anche apprezzato un suo pezzo delicato per l’ottimo gruppo d’archi, in apertura di serata, che ha fatto da ideale introduzione a due bei lavori di Di Bonaventura e poi alla Misa. Successo alla fine entusiastico e applausi interminabili, con bis di prammatica, per un concerto ben concepito ed eseguito che ha saputo dimostrare gli spazi occupabili da proposte alternative nella programmazione musicale locale.

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