È una delle voci più belle, forti e limpide della canzone italiana. Antonella Ruggiero è nata a Genova, «città pulita - scrive Giorgio Caproni -. Brezza e luce in salita. Genova verticale, vertigine, aria, scale». Persone, paesaggi di mare e quartieri che evidentemente ispirano poeti e cantautori. Lei non ha l'abitudine di percorrere strade comode semmai preferisce le pendenze dei suoi carruggi per cercare quello che più le piace. «Non ho mai sopportato di essere dentro un sistema omologato e omologante, una macchina da concerti. Mi sono fermata per sette anni per distaccarmi da quei meccanismi. Creo e interpreto la mia musica con lo stesso spirito con cui farei la pittrice, la scultrice, la poetessa. Ho bisogno di avere libertà d'azione».

Antonella Ruggiero sarà a Cagliari, all'Auditorium del Conservatorio, e a Sassari, al Teatro Comunale, i prossimi 13 e 14 marzo, alle 21, per rendere omaggio a Fabrizio De André attraverso i brani del disco "La buona novella", uscito cinquant'anni fa, e per proporre, insieme al fisarmonicista Renzo Ruggieri, le canzoni condivise con i Matia Bazar e le altre creature della vita da solista. Con la cantante ligure, nella prima parte del live, ci saranno , due gruppi sassaresi: la corale di Santa Cecilia e i musicisti dell'Ensemble Laborintus. Insieme a loro la voce solista di Carlo Doneddu e la voce recitante di Maria Antonietta Azzu. La direzione musicale è affidata al maestro Matteo Taras, gli arrangiamenti sono di Gabriele Verdinelli. Una serata con ritmi serrati. Tra i due tempi nessuna pausa: Beppe Dettori, già voce dei Tazenda, è pronto a fare la sua parte.

Lei ritrova due formazioni musicali con le quali ha instaurato uno stretto rapporto artistico.

«La corale Santa Cecilia e l'ensemble Laborintus con grande passione e serietà realizzano opere bellissime. Sono voci meravigliose. Ci siamo conosciuti alcuni anni fa. Con loro ho cantato in diverse occasioni "La buona novella».

Hanno avuto anche un ruolo in "Quando facevo la cantante", con cui lei racconta, attraverso 115 canzoni, la sua carriera.

«Sì, hanno collaborato a quel progetto. Hanno cantato, insieme a me l'Ave Maria in sardo, "Deus ti salvet Maria". Qualcosa di straordinario. Un brano che racchiude l'anima profonda della Sardegna, antica e contemporanea».

Quanto si sente vicina alla scuola genovese dei cantautori?

«La Genova dei cantautori è un pezzo di storia della mia città e una parte fondamentale della storia della musica in Italia. Bindi, Tenco, Paoli, Endrigo, De Andrè hanno descritto Genova con uno sguardo aperto e libero. Le loro canzoni sono senza tempo. I giovani dovrebbero ascoltare quelle note».

Lei è fuggita dal successo con i Matia Bazar, cosa le resta di quella grande esperienza?

«Siamo rimasti insieme per 14 anni, dal 1975 al 1989. Abbiamo girato il mondo. A molti dei brani che abbiamo cantato tante persone associano momenti di vita ricordi e momenti belli della loro vita. Capita di ascoltare una canzone e di ritrovarsi in un luogo del passato. La musica ha questo potere. Ho lasciato i Matia Bazar per affrontare esperienze nuove e sfide diverse, con tanti rischi ma con la convinzione di dover cambiare rotta pur senza rinnegare nulla del mio passato. Sarebbe stato molto triste se avessi continuato a essere parte di qualcosa da cui mi sentivo lontana. Ma prima di ricominciare mi sono fermata per sette anni. Avevo la necessità di chiarirmi le idee».

Massimiliano Rais

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