«Al burro», eroCaddeo e il post di Sky “per pochi”: cosa significa?
L’espressione è stata usata dal cantante di Sinnai a X Factor e rilanciata da Giorgia, poi è finita sui social: le radici nel trash cagliaritanoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Al burro». Sullo sfondo, la bandiera dei quattro mori. E sotto: «Per pochi». E allora è da spiegare questo “misterioso” (ma non per tutti, appunto) post rilanciato da Sky sui suoi canali social ufficiali. È il caso di un tormentone trash popolare iperlocalizzato che assurge a slogan sul palco di una delle trasmissioni più seguite: X Factor.
Il motore primo di questo corto circuito mediatico è eroCaddeo, l’artista di Sinnai in gara che ieri ha passato il turno con un’esecuzione personale e potente di Sere Nere, hit di Tiziano Ferro.
Pubblico in visibilio e immancabile bandiera sarda che sventola, a suggellare la validità della competizione (leggenda popolare vuole che in assenza dei quattro mori non possa svolgersi un evento musicale che riunisce più di 20 spettatori).
Ed è questo il momento. A notare il vessillo è Giorgia, che avvisa eroCaddeo: «Guarda, c’è la tua bandiera», gli dice. E lui: «Ciao Cagliari, al burro». Un’espressione fuori contesto, ma solo per chi non è cagliaritano (o dell’hinterland), non frequenti i social o che negli ultimi 10 e più anni non abbia mai visto un video proveniente da Pirri, Cagliari, o da qualche altro quartiere popolare con protagonista colui che per tutti è noto come “Checco”. Un protagonista di vita ai margini, direbbe un sociologo che non ha tempo di trovare definizioni più approfondite.
I suoi video erano diventati così virali che il passo verso la degenerazione - e la violenza, non solo psicologica – era stato facile. Quel fenomeno si è arrestato, per fortuna. Ma sono rimasti i tormentoni e i meme (oltre che alcune scritte sui muri). «Al burro» è una delle espressioni nonsense di quel personaggio cagliaritano, entrate nella vulgata popolare più o meno giovanile.
Ora è finita su Sky, con milioni di spettatori a chiedersi che accidenti voglia dire. E per fortuna (loro) non ha varcato il Tirreno un altro must: «Lillililalla».

