Non era solo un semplice un presentatore: era la televisione stessa. Pippo Baudo se n’è andato a 89 anni, in un ospedale romano, lasciando dietro di sé un vuoto che ha il sapore di una fine d’epoca. Dalla Sicilia a Sanremo, da Settevoci a Domenica In, tredici Festival condotti e decine di programmi entrati nell’immaginario collettivo: la sua voce e il suo garbo hanno accompagnato gli italiani per oltre sessant’anni, diventando colonna sonora delle domeniche in famiglia e delle grandi serate di varietà.

Nato a Militello in Val di Catania il 7 giugno 1936, Pippo ha raccontato se stesso e la sua carriera in Ecco a voi. Una storia italiana, autobiografia del 2018. Tre anni dopo, il titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica ne ha suggellato l’eredità culturale.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto ricordare «la professionalità, la cultura, il garbo e la straordinaria capacità di interpretare i gusti e le aspettative dei telespettatori italiani».

Per Renato Schifani, presidente della Regione Siciliana, «la scomparsa di Pippo Baudo segna la fine di un’epoca della televisione italiana. Con il suo talento, la sua eleganza e la sua professionalità ha saputo conquistare intere generazioni di spettatori, diventando un punto di riferimento assoluto dello spettacolo e della cultura popolare. La Sicilia perde un suo figlio illustre, che non ha mai dimenticato le sue radici e ha portato con orgoglio il nome della nostra isola in tutta Italia».

Anche la premier Giorgia Meloni ha voluto salutarlo: «Ci lascia a 89 anni Pippo Baudo uno dei più grandi protagonisti della storia della televisione italiana. Il suo volto e la sua voce hanno accompagnato intere generazioni, regalando emozioni, sorrisi e momenti indimenticabili. Grazie di tutto».

Il coro del mondo della musica, del cinema e della televisione è unanime. Gianni Morandi ha scritto: «Sono molto addolorato. Se n’è andato Pippo Baudo. Ha tenuto compagnia a tutti gli italiani per 60 anni e più. Un maestro, un musicista, un conduttore, uno straordinario organizzatore di spettacoli come il Festival di Sanremo, Canzonissima, Fantastico… Io, personalmente, gli devo molto, mi aiutò a superare il mio periodo di crisi, agli inizi degli anni ’80, con i suoi preziosi consigli e invitandomi alle sue trasmissioni. Grazie Pippo, per quello che hai fatto per me e per la tua amicizia. Ti vorrò sempre bene».

Al Bano non ha usato mezzi termini: «Lui è stato il tutto per me. Ci sono tanti ricordi personali con lui, dovrei dirne un’infinità. Non mi soffermo sul Sanremo vinto, ma sul mio primo. Ricordi bellissimi e indelebili, Pippo è stato semplicemente il tutto per me e non potrò mai ringraziarlo a sufficienza per quanto fatto».

E poi c’è Luciana Littizzetto che lo ha definito «un meraviglioso attivatore di leggerezza. Ti bacio di nuovo Pippo, uomo gentile. Hai aperto strade, sei stato generoso, attento, audace e prudente. Grazie».

Per Alessandro Gassmann «Con Pippo Baudo, scompare l’ultimo presentatore di quell’epoca, dove esisteva il garbo e la cultura. Ha attraversato la mia famiglia, e penso sarà ricordato come persona onesta e umana. Ciao Pippo».

Dalla musica ai ricordi più intimi: i Jalisse hanno sottolineato il ruolo fondamentale che ha avuto per la loro carriera. «Grazie Pippo, sei stato il primo a credere nei Jalisse in quel novembre 1995 quando a Sanremo Giovani tu scegliesti anche noi e la canzone Vivo. Ci credesti tanto da darci il consiglio di finire il brano con l’acuto finale di Alessandra, chicca assoluta che è presente solo nella serata in tv e non nel disco».

Sabrina Ferilli si è affidata a poche parole, ma nette: «Devo molto a questo uomo. Grazie».

E poi Giorgia, che con Baudo ha avuto un rapporto di grande vicinanza: «Pippo, come si fa adesso a scrivere per dirti ciao per dire tutto quello che sei stato e che continuerai a essere in memoria e cuore, non basteranno le foto né le parole, mi consola che le cose ce le siamo dette fino all’ultimo, con tutto l’affetto possibile. Ci hai inventati tu, siamo tutti tristi oggi. A Tiziana, alla tua famiglia, a Dina un abbraccio stretto».

Tra i ricordi più intensi, quello di Katia Ricciarelli, compagna di diciotto anni e moglie dal 1986 al 2004. «Sono molto scossa da questa notizia, non ci vedevamo più ma non si possono dimenticare 18 anni insieme. Non credevo fosse vero visto che tante volte sono girate voci false sulla sua morte. Indipendentemente da quello che c’è stato fra noi e come è andata a finire, noi ci siamo sposati per amore. E io ho sempre detto che Pippo era stato il numero 1 e una persona straordinaria dal punto di vista professionale».

Un amore complesso, ma sempre vivo: «Al di là della nostra storia, certe cose si superano, tanto che quando ci siamo visti a Verona dopo tanto tempo che non ci parlavamo ci siamo abbracciati come se non fosse successo mai niente. Questo significa essere persone intelligenti. Diciamo che oggi si chiude un’altra parentesi della mia vita. E quando sarà per me spero di ritrovarmi con Pippo per farci quattro risate».

Baudo stesso, tempo fa, disse che «la televisione senza pubblico non esiste». Oggi si potrebbe ribaltare: l’Italia senza Pippo Baudo fa fatica a immaginarsi. I ricordi, gli applausi, le canzoni scoperte e lanciate da lui, gli artisti che a lui devono la carriera: tutto confluisce in un unico, grande saluto collettivo.

Se ne va un re, restano le sue domeniche, le sue serate, la sua ironia, il suo garbo. E resta l’immagine di un uomo che ha fatto della televisione italiana un grande spettacolo popolare.

(Unioneonline/Fr. Me.)

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