Social impazziti, cattolici sulle barricate contro Achille Lauro: istrionico, provocatore, anticonformista, al termine della performance sul palco dell'Ariston sulle note di “Domenica”, petto nudo tatuato e pantaloni in latex nero, l'artista ha messo in scena un auto-battesimo versandosi l'acqua sul volto da una conchiglia.

Una "esibizione penosa" secondo il vescovo di Sanremo, monsignor Antonio Suetta, convinto che il cantante abbia "profanato i segni sacri della fede cattolica, evocando il gesto del Battesimo in un contesto insulso e dissacrante". E chiama in causa la Rai, che non dovrebbe "permettere situazioni del genere".

"Nessuna volontà di veicolare trasgressioni", replica il direttore di Rai1 Stefano Coletta. "Io voglio credere alla bontà di Achille Lauro, che ha dichiarato di aver fatto quel gesto per un messaggio a sua madre" nel giorno del suo compleanno. E anche Amadeus difende l'artista.

Si rinnovano così le frizioni con il mondo cattolico che già lo scorso anno segnarono le performance del cantante, allora ospite fisso del festival: nel mirino finì, in particolare, la messa in scena di un matrimonio punk rock con tanto di bacio gay e Fiorello con la corona di spine. Anche allora era insorto monsignor Suetta, che oggi dice: "Basta pagare il canone Rai".

Sulla stessa linea la onlus Pro Vita, che punta il dito contro "il festival nazionale della blasfemia anticristiana, nonostante 360 milioni di cristiani perseguitati e discriminati nel mondo proprio a causa di quel battesimo che Achille Lauro ha vilipeso per puro sensazionalismo".

Non cita la performance, ma su Twitter il cardinale Angelo Ravasi, affezionato spettatore di Sanremo, sottolinea che "iI Battesimo è il più bello e magnifico dei doni di Dio". Difende invece Lauro don Carmelo La Magra, ex parroco di Lampedusa, e attualmente sacerdote a Racalmuto (Agrigento): "Ma è possibile che tutta la cattolicità vi viene fuori quando canta Achille Lauro? Scandalizzatevi per altro e fatevela una risata ogni tanto!".

L'Osservatore Romano, chiamato in causa ieri sera da Fiorello, invita a considerare che "volendo essere a tutti i costi trasgressivo, il cantante si è rifatto all'immaginario cattolico. Niente di nuovo", argomenta il direttore Andrea Monda. "Non c'è stato nella storia un messaggio più trasgressivo di quello del Vangelo. Da questo punto di vista difficilmente dimenticheremo la recita del Padre Nostro, in ginocchio, di un grande artista rock come David Bowie. Non ci sono più i trasgressori di una volta".

Coletta invoca la "libertà di espressione" che "ogni arte ammette. Quindi - ribadisce - accogliamo con dispiacere che la Chiesa legga l'esibizione come un affronto al sacramento del battesimo". Con il cantante si schiera anche Amadeus: "Rispetto del parere del vescovo, ma io - molto credente - non mi sono sentito turbato dall'esibizione di Achille Lauro. Un artista deve potersi esprimere liberamente, altrimenti i giovani si allontanano non solo dal festival, ma anche dalla chiesa".

Il tribunale dei social, come sempre, si divide tra innocentisti e colpevolisti: sotto l'hashtag #boicottasanremo si uniscono le voci critiche su Achille Lauro, no vax arrabbiati con Fiorello (e il suo braccio "bionico” per "colpa del microchip, del grafene e dei poteri forti"), utenti che puntano il dito contro l'Ariston al 100% della capienza "mentre altrove la gente perde il lavoro, non può entrare nei negozi ed ha perso ogni diritto alla mobilità e l'accesso ai servizi". Ma c'è chi replica: "l'hashtag #boicottaSanremo fornendoci cinema puro è la conferma che questo festival è partito benissimo". 

(Unioneonline/v.l.)

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