Vaccini, Pregliasco: “Convincere gli indecisi è la vera sfida”
Terza dose: strategia simile a quella utilizzata per contrastare l’influenza
Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Vuole sapere qual è oggi la vera sfida? Convincere quelli che vengono definiti esitanti vaccinali. Quelli che resistono per vari motivi con vaghe argomentazioni. Ma le assicuro che anche per me è difficile fare opera di convincimento. Ci ho provato, quando, nei mesi scorsi, ho aiutato i miei colleghi nella somministrazione delle dosi di vaccino nell’hub di Novegro. Ma sono andato incontro a diversi fallimenti». Il virologo Fabrizio Pregliasco è già tornato al lavoro. Pochi giorni di ferie, poi di nuovo all’Istituto “Galeazzi”, di cui è direttore sanitario, e all’Università di Milano dove lo attendono le ricerche sulla terza dose per capire come e quando sarà necessario procedere con il richiamo.
No vax e esitanti. Quali differenze?
«I no vax, sono pochi ma rumorosi, perché portano in modo molto ideologizzato le loro posizioni. Con loro è difficile dialogare. Poi ci sono tanti over 50 che non ancora immunizzati perché sospettano che il vaccino possa essere dannoso per la salute. Ma dovrebbero aver paura anche dei farmaci che vengono utilizzati più frequentemente».
È una percezione diversa del pericolo?
«Quando abbiamo un feroce mal di testa siamo pronti a ingerire ogni tipo di farmaco perché abbiamo l’immediatezza del problema e il farmaco ci offre una soluzione diretta, salvo eventi avversi che non sono da escludere. Basta guardare il "bugiardino” dell’Aspirina o di altri farmaci di questo genere che usiamo con molta disinvoltura. Quando abbiamo fatto una buona esperienza con un farmaco anti mal di testa ne parliamo con familiari e amici: l’ho usato ed è molto efficace. Questo è un approccio».
L'approccio con il vaccino anti Covid è diverso.
«La vaccinazione quando si sta bene. Non si sa se ci servirà, non ci assicura la stessa soddisfazione del farmaco che ci risolve il problema. E poi per il Covid c’è il dubbio che la malattia non sia grave. Agli indecisi vorrei ricordare che il virus è una malattia che può essere pericolosa. È vero che spesso determina sintomi lievi, è la sua forza diffusiva. Crea una base molto ampia di persone contagiose in grado di infettare persone che potrebbero ammalarsi in modo grave. Il virus è molto perfido e la variante Delta è più cattiva delle altre, più contagiosa, coinvolge anche i giovani e per i non vaccinati può presentarsi in forme gravi.Sono fatti oggettivi che dimostrano quanto sia efficace la vaccinazione. In questo momento quelli che soffrono di più sono i non vaccinati, è tutto dimostrato».
Professore, che cosa dire ancora per convincere gli esitanti?
«Il vaccino non è sperimentale. Deriva da studi che risalgono a dieci anni fa. Queste metodologie basate sull’Rna e sui vettori virali sono ormai consolidate. Non c’erano stati i finanziamenti per rendere possibile la produzione su vasta scala. Non sono venuti fuori all’improvviso, ma sono il frutto di lungo lavoro di ricerca e sperimentazione».
Viene detto che in particolare il vaccino a mRna può modificare il nostro codice genetico.
«Conosciamo i meccanismi d’azione. Questi vaccini non possono provocare variazioni genetiche perché l’Rna, quando entra in circolo, viene spazzato via velocemente per la sua modalità di interagire con l’organismo. Non ci sono rischi di modificazioni genetiche».
Un appello agli esitanti.
«Devono far prevalere l’aspetto dell’utilità. Il vaccino serve a me, serve a proteggere i miei familiari, i fragili, la comunità e ci permette di andare avanti con serenità in tutte le nostre attività».
Quando la terza dose del vaccino?
«I tempi non sono ancora definiti. Si tratta di proseguire gli studi a cui anche io in questa fase mi sto dedicando. I dati ci dicono che la protezione dura nove-dodici mesi. Penso che, dopo aver vaccinato tutti gli esitanti, si possa cominciare in modo sistematico con i richiami».
A chi devono essere destinati in via prioritaria?
«Ai pazienti fragili, agli immunodepressi, ai trapiantati. L’ampliamento della campagna vaccinale dipenderà dall’andamento epidemiologico. È possibile che venga adottata una strategia simile a quella che viene attuata per contrastare l’influenza con richiami per coloro che sono più esposti all’infezione. È chiaro che se il quadro non dovesse migliorare i richiami dovranno coinvolgere tutta la popolazione».
Quale vaccino sarà utilizzato per i richiami?
«In questo momento in Inghilterra e Israele utilizzano l’attuale vaccino che mostra una buona efficacia anche rispetto alle varianti. Le aziende vanno avanti con gli studi per aggiornare il preparato con una composizione che tenga conto delle mutazioni del virus. Sono molto fiducioso».
Massimiliano Rais