"La Regione Toscana ha individuato immediatamente il batterio New Delhi nei pazienti degli ospedali toscani e messo in atto con tempestività tutte le misure necessarie per fronteggiarlo. Non abbiamo sottovalutato neanche per un minuto ciò che stava accadendo, e la struttura regionale si è mossa con i tempi e le procedure previste dall'Oms e dal Ministero. Nessun ritardo, dunque, e il Ministero si è mosso proprio a seguito delle segnalazioni della Regione Toscana".

Sono le parole dell'asessore per il diritto alla salute della Toscana, Stefania Saccardi, in una comunicazione al Consiglio Regionale sul batterio New Delhi diffuso negli ospedali toscani, e che crea grandi timori nel Paese.

I batteri Ndm sono stati isolati finora nel sangue di 102 pazienti, e i casi sono risultati letali nel 37% dei pazienti con sepsi.

L'assessore Saccardi ha ricordato però che il fenomeno dell'antibiotico resistenza è un problema globale. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) - ha ricordato - stima che nel 2015 nei Paesi dell'Unione Europea si siano verificati più di 670mila casi di infezioni da germi antibiotico-resistenti. I dati di Eurosurveillance 2014-2017 dicono che in Italia, in tutte le regioni, siamo di fronte a una diffusione endemica di queste infezioni. E gli enterobatteri resistenti ai carbapenemi (Cre), come il New Delhi, sono tra i batteri multiresistenti più problematici perché presentano una resistenza estesa alla maggior parte degli antibiotici e hanno la capacità di diffondersi rapidamente a livello delle strutture assistenziali e di causare infezioni invasive gravate da elevati tassi di letalità (in media attorno al 40%).

Detto questo, però, "la psicosi che si è creata non ha ragion d'essere", ha chiarito l'assessore: "I comuni cittadini non corrono nessun rischio nel nostro territorio. La Klebsiella (batterio intestinale che può attivare meccanismi di antibioticoresistenza; uno di questi meccanismi è il New Delhi, ndr) è

un batterio che vive comunemente nell'intestino dell'uomo ed è un cosiddetto patogeno opportunista, cioè un microrganismo che non infetta, a meno che non siano presenti condizioni particolari, come un

abbassamento delle difese immunitarie".

Secondo l'assessore, dunque, "non devono essere messe in atto strategie specifiche per la prevenzione dello sviluppo di batteri Ndm se non le comuni regole igieniche della vita quotidiana e l'uso corretto degli antibiotici".

"La concentrazione di casi nell'Area vasta Nord Ovest - ha informato ancora Stefania Saccardi - corrisponde

all'andamento tipico di questo tipo di infezioni, che si diffondono a partire da un'area geografica. Casi di Ndm, in minor numero, sono presenti anche in altri ospedali della Toscana, così come in molti ospedali del resto d'Italia". Quanto ai decessi, ha ribadito che "non è possibile definirne con esattezza la correlazione con l'infezione, perché questa agisce come concausa, che interviene su condizioni cliniche generalmente già estremamente compromesse, quindi stabilire un nesso causale diretto nella maggior parte dei casi non è possibile".

(Unioneonline/v.l.)
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