Virus, batteri e funghi entrano in contatto con il nostro organismo, si riproducono e causano delle alterazioni funzionali: grazie a questo meccanismo le malattie infettive mettono alla prova il sistema immunitario, che non sempre è preparato per questa “battaglia”. Particolarmente diffuse nell’età dell’infanzia, patologie come il morbillo, la varicella e la rosolia sono ben note alle famiglie italiane.

Le caratteristiche

Per sopravvivere e moltiplicarsi, i microrganismi che entrano nel nostro corpo devono sfruttare alcune delle nostre funzioni vitali: questa fase “preparatoria” è quella che precede l’apparire dei sintomi. Durante il periodo di incubazione, differente a seconda della problematica, gli agenti patologici si riproducono all’interno dell’organismo. L’infezione può anche decorrere “silenziosamente” (asintomatica), ma di solito degenera nella malattia vera e propria. Per contrarre una patologia infettiva, il soggetto deve essere esposto all’agente microbico e trovarsi in uno stato di “suscettibilità”, ossia non avere sufficienti difese naturali oppure acquisite. Questa suscettibilità può essere ridotta tramite un vaccino o una profilassi.

Esistono poi alcuni accorgimenti da adottare quotidianamente, per evitare di incorrere in una malattia di questo tipo: lavarsi sempre bene le mani, non condividere gli oggetti personali (rasoi e spazzolini su tutti), non recarsi al lavoro o a scuola quando si sta male per non contagiare colleghi o compagni, informarsi sulle vaccinazioni e sui pericoli quando si deve viaggiare all’estero.

Non a caso, in Italia sono obbligatori i vaccini per alcune patologie infettive, calendarizzati nei primi anni di vita dei bambini. Morbillo, rosolia, parotite e varicella vengono “arginati” con un vaccino quadrivalente, da inoculare al 13esimo mese di vita, con un richiamo previsto a cinque anni di età. Il primo vaccino somministrato è invece “l’esavalente”, diviso in tre dosi (a 3, 5 e 11-12 mesi): questa soluzione include l’anti-poliomelitica, l’anti-difterica, l’anti-tetanica, l’anti-epatite B, l’anti-pertosse e l’anti-Haemophilus influenzae tipo B. Obbligatoria è anche la vaccinazione anti-meningococcica B, che viene somministrata in quattro dosi.

La minaccia del morbillo

In questo ambito, una delle malattie più fastidiose e pericolose, specialmente se contratta in età adulta, è certamente il morbillo. Si tratta di una patologia infettiva causata da un virus del genere Morbillivirus (famiglia dei Paramixovidae); si trasmette per via aerea attraverso le goccioline di saliva che vengono emesse tramite tosse, starnuti o anche solo parlando. Si rimane contagiosi fino a cinque giorni dopo la scomparsa delle eruzioni cutanee.

Il periodo di incubazione si attesta in genere attorno ai dieci giorni. Quando la malattia “emerge”, si ha la comparsa di febbre, raffreddore, tosse secca, chiazze rossastre sulla mucosa della bocca e della faringe e anche macchioline bianche sulle gengive, all’altezza dei molari. Questa fase dura quattro-cinque giorni, al termine dei quali compare un’eruzione cutanea maculo-papulosa che dal collo e dal capo si estende a tutto il corpo, nota come esantema discendente. Tale fenomeno si accompagna spesso ad un innalzamento della febbre. L’esantema persiste per almeno cinque-sei giorni e scompare a cominciare dal collo. Nella fase di convalescenza, resiste per qualche giorno la desquamazione della pelle. Il decorso della malattia è più grave nei bambini molto piccoli e negli adulti.

Negli adulti

Secondo le stime dell’Istituto superiore di sanità, l’età media di chi contrae il morbillo è attorno ai 30 anni. Negli adulti si manifesta spesso anche la congiuntivite come sintomo accessorio, ma a preoccupare è soprattutto la febbre, che per qualche giorno può addirittura superare i 40 gradi, e le infezioni batteriche, che causano otiti, diarrea e polmoniti. In caso di gravidanza, il morbillo potrebbe anche danneggiare il feto. Inoltre, per gli adulti si allunga il periodo di convalescenza, che può superare le due settimane dopo la massima contagiosità. Il vaccino anti-morbillo può comunque essere fatto anche da adulti, a distanza di quattro settimane tra la prima e la seconda dose.

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