Mentre imperversa la corsa al tampone, con le farmacie prese d’assalto, sia per i test molecolari sia, per chi non trova posto, per l’acquisto di quelli fai-da-te, arrivano i risultati di nuovi studi condotti proprio sui test antigenici.

Secondo la Food and Drug Administration Usa, i test di tipo antigenico potrebbero essere meno efficaci nell'individuare Omicron.

"I dati preliminari indicano che i test antigenici possono rilevare la variante Omicron ma potrebbero avere una minore sensibilità", afferma la Fda, ricordando come i test antigenici "sono generalmente meno sensibili nel rilevare le infezioni" nella fase iniziale "rispetto ai test molecolari".

Ma che differenza c’è tra test antigenici e test molecolari?

Come emerge quotidianamente dai dati sull'epidemia di Covid-19 forniti dal ministero della Salute, i test più richiesti sono gli antigenici rapidi, mentre ai molecolari si ricorre nella maggior parte dei casi per un'ulteriore verifica quando il test rapido dà un risultato positivo.

Ci sono poi i test salivari, consigliati per i bambini e i per i controlli nelle scuole perché meno invasivi.

Con i test antigenici rapidi materiale biologico viene prelevato con un tampone, per via nasale o orale; nel materiale biologico si cercano le molecole che vengono prodotte in seguito all'ingresso

del virus nell'organismo (chiamate antigeni). L'affidabilità di questi test dipende però dalla carica virale, ossia dal numero di copie del materiale genetico del virus presenti in un millilitro di materiale biologico.

Il loro limite è nel fatto che riescono a identificare l'infezione in modo affidabile solo se la carica virale è superiore a un milione per millilitro del materiale prelevato con il tampone. Hanno comunque il vantaggio di dare la risposta in 10 minuti, permettono di ottenere il Green pass in un'ora e il prezzo calmierato va da 7 a 12 euro; il problema, secondo gli esperti, è che almeno in un caso su due questi test possano dare un falso negativo.

Anche nei test molecolari il materiale biologico viene prelevato con un tampone dal naso o dalla gola; nei campioni prelevati si cerca il materiale genetico del virus SarsCoV2, amplificandolo con la tecnica della Reazione a catena della polimerasi (Pcr). In questo modo si ottiene una fotografia

dell'infezione, con una sicurezza e specificità nella diagnosi del 99%. Sono quindi test più sensibili: riescono a individuare cariche virali che vanno da 10 milioni di copie fino a cento copie. A fronte di questi vantaggi ci sono l'attesa di circa otto ore per il risultato e il prezzo, di 50-60 euro.

Infine, esistono i test salivari molecolari: si basano sull'analisi della saliva, che viene prelevata con una sorta di spugnetta; nella saliva si cerca il materiale genetico del virus, che viene amplificato con la Pcr, come si fa con l'analisi molecolare dei tamponi.

Anche questi test forniscono il risultato in circa 8 ore, con un costo medio di 50 euro.

Un'alternativa, proposta da alcuni per le scuole, è il metodo pooling, ossia l'analisi simultanea di più campioni (almeno 5) che riduce il costo a 10 euro ed è possibile sia inviando i campioni in un laboratorio esterno, sia utilizzando un dispositivo collegato a un laboratorio esterno, con un'ulteriore riduzione dei costi.

In questo caso, sensibilità e specificità sono superiori al 99%, ma questi test non sono diffusi in quanto non sono stati trasferiti i protocolli di messa a punto per lo screening sulla saliva per i laboratori pubblici e privati.

(Unioneonline/l.f.)

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