Come convincere a muoversi i ragazzi “malati” di pigrizia

Si dice spesso che occorre abituare i giovani all’attività fisica, ma sempre più spesso sono pigri. Come si può fare per farli muovere?

Stando a quanto riporta una recente ricerca condotta per Assosalute, sotto i 24 anni il 13,6% dei giovani dice di non fare alcuna attività fisica. ed è un problema. L’esercizio fisico migliora tutte le funzioni dell’organismo, comprese la coordinazione, la flessibilità e l’equilibrio, ma influisce favorevolmente anche sulla qualità del sonno. In particolare, se nella quotidianità si pratica un esercizio fisico regolare e ben strutturato, durante il sonno notturno, se sufficiente, viene favorita anche la produzione dell’ormone della crescita. È importante però ricordare che l’esercizio fisico non condiziona la crescita o favorisce lo sviluppo morfologico, ma questo dipende prevalentemente dalla genetica e dal tipo di alimentazione che si adotta. Difatti, fare attività fisica permette di esprimere appieno le potenzialità genetiche ereditate dai nostri genitori, favorendo quello stato di benessere generale psico-fisico che a sua volta influenza positivamente la crescita del bambino. Va anche detto sia i ragazzi che gli adulti traggono il medesimo beneficio dall’attività fisica. Importante, soprattutto per i ragazzi, il valore sociale dello sport, che favorisce il rispetto delle regole e degli avversari, la lealtà, l'integrazione sociale, ed è un ottimo alleato per socializzare, confrontarsi e competere con le persone. L’educazione allo sport è fondamentale, poiché l’obiettivo dell’attività sportiva non è tanto la vittoria, ma piuttosto imparare a vivere e applicare nella vita di tutti i giorni i criteri di comportamento e di scelta acquisiti nella pratica sportiva. Lo sport insegna a gestirsi in autonomia, a controllare l’emotività finalizzandola a un risultato positivo e non soccombendo al peso dell’impegno che si deve affrontare. In riferimento al concetto di crescita di cui parlavamo, è meglio allenare una qualità fisica nel momento in cui il suo presupposto biologico si sta sviluppando, ovvero nella fase di pubertà (produzione del testosterone) per poter pensare a una crescita muscolare. Tra le qualità fisiche che è meglio allenare nei primi anni di vita c’è la coordinazione, l’equilibrio e la flessibilità, poiché dipendono dalla melina, la sostanza che avvolge come una guaina le fibre nervose della sostanza bianca cerebrale e dei nervi periferici, permettendo la trasmissione dell’impulso nervoso, e che si sviluppa già nella vita intrauterina e arriva a compimento proprio nei primi nei primi anni di vita (seconda infanzia). Sicuramente, poi, dare la possibilità al bambino di imparare più gesti motori, incentivandolo a praticare diversi sport contemporaneamente, rappresenta la soluzione migliore per una crescita individuale di quest’ultimo.

Michelangelo Giampietro, specialista in Medicina dello sport e Scienza dell’alimentazione

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Visione distorta, allarme maculopatia

Come funzionano i farmaci per la maculopatia e quali sono le aspettative per il futuro della cura?

Il panorama appare ulteriormente destinato a cambiare nel prossimo futuro grazie all’arrivo di nuovi farmaci e di innovative strategie di intervento. La maculopatia è una patologia che compromette in maniera significativa la qualità di vita dei pazienti ed è molto diffusa: riguarda il 2% degli italiani e aumenta al crescere dell’età. - Le terapie disponibili sono prevalentemente mirate a inibire l’azione del fattore che favorisce la crescita di nuovi vasi sanguigni nella retina e che nella maculopatia umida, la forma più aggressiva, contribuisce alla degenerazione delle cellule visive. Gli anticorpi consentono di rallentare la degenerazione della retina nella sua parte centrale, la macula, responsabile del ‘buco’ nella visione centrale tipico della malattia; si tratta però di cure complesse da seguire, perché prevedono iniezioni intravitreali mensili. Purtroppo molti pazienti arrivano alla diagnosi in ritardo perché non si sottopongono a visite oculistiche di controllo dopo i 50 anni e perché trascurano i sintomi iniziali, costituiti dalla visione un po’ distorta delle immagini.

Francesco Bandello, direttore Clinica oculistica Vita-Salute San Raffele Milano

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Fatigue, se il cancro lascia senza forze

Cosa si intende per fatigue del paziente oncologico?

La fatigue da cancro è il sintomo più comune per i pazienti oncologici di ogni età e si può definire come una sensazione di estrema stanchezza fisica, emotiva e cognitiva, non proporzionata all’attività svolta e tanto spossante da interferire con la quotidianità. Si manifesta durante una terapia antitumorale (chemioterapia, ormonoterapia, terapia biologica, radioterapia), ma può essere presente sin dalla diagnosi e può persistere per mesi o anni dopo la fine delle cure. La fatigue spesso non migliora con il riposo o con il sonno, peggiora la qualità della vita ed impatta negativamente sull'aderenza alle terapie. È dovuta allo stress psico-fisico, ma può essere anche multifattoriale per problemi connessi al tumore o alle terapie in atto: anemia, leucopenia, piastrinopenia, alterazioni della funzionalità epatica e renale e degli elettroliti, malnutrizione, disfunzioni della tiroide, insufficiente terapia antalgica. La fatigue da cancro non deve essere trascurata dal paziente e soprattutto dai medici. L’unica “terapia” in grado di migliorare la stanchezza, la forza fisica e muscolare, la capacità aerobica e di ridurre sensibilmente lo stato infiammatorio.

Daniele Farci, responsabile Oncologia, Nuova casa di cura di Decimomannu e coordinatore regionale Aiom

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I cibi alleati del sole e della pelle

Cibo e abbronzatura sono concetti legati fra loro?
Solitamente, quando si parla di abbronzatura, si pensa a come ottenerla proteggendo la pelle dall'azione dannosa dei raggi solari con specifici cosmetici, senza tener conto che anche l’alimentazione svolge un ruolo fondamentale. Sappiamo quanto la dieta possa influenzare l'aspetto della pelle, ma anche quanto ne influenzi la struttura interna. Un'alimentazione sana, ed equilibrata è importante non solo per ottenere un'ottima abbronzatura, ma anche per fornire alla cute le sostanze necessarie per difendersi dalle aggressioni dei raggi UV. È buona regola assumere alimenti ricchi in acqua, sali minerali e vitamine. L'acqua è molto importante per mantenere la cute idratata. Il beta carotene, precursore della vitamina A, è il nutriente più importante in quanto, oltre a regalarci un colorito più scuro, protegge la pelle dagli effetti negativi delle radiazioni solari. In generale il beta carotene abbonda nei vegetali gialli, arancioni e verdi. Tra gli antiossidanti ricordiamo le vitamine A, C, E, il selenio e il coenzima Q-10, presenti in gran parte degli alimenti di origine vegetale, compreso l'olio extravergine di oliva crudo ricco di polifenoli.

Marilena Lara, specialista in Dietologia, Geriatria e Gerontologia

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