Si sono tenuti a Cagliari al T-Hotel gli Stati Generali della psichiatria italiana, la Conferenza delle sezioni regionali della SIP (Società Italiana Psichiatria), dal titolo “No one left behind - nessuno resti indietro: prevenire, innovare, includere in salute mentale”. Evento che ha visto coincidere i lavori della SIP con il Congresso congiunto SINPF (Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia) e SINPIA (Società italiana di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza), tenutosi nell’Aula Magna del Policlinico di Monserrato.

Presenti il Sindaco Paolo Truzzu e l’assessore regionale all’Istruzione Andrea Biancareddu, il Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia Luca Saba e il Rettore Francesco Mola.

Il convegno congiunto SINPIA e SINPF ha discusso delle dipendenze digitali dei giovanissimi: sono 700.000 gli adolescenti dipendenti da web, social e videogame; passerebbero online mediamente sei ore al giorno.

Andando nello specifico, 100 mila adolescenti italiani fra gli 11 e i 17 anni fanno un uso compulsivo di social e piattaforme di streaming; ed altrettanti si chiudono in camera sostituendo il reale con il virtuale. Sono inoltre 500 mila i ragazzi a rischio di dipendenza dai videogiochi. Si sono poi viste le diverse attività di prevenzione possibili, le terapie cognitive e comportamentali e le terapie farmacologiche in grado di aiutare i giovani pazienti.

Sara Carucci, neuropsichiatra infantile della ASL di Cagliari, aggiunge: «l’intervento farmacologico è fondamentale: gli antidepressivi e gli stabilizzatori dell’umore possono essere d’aiuto». Ma «il trattamento con farmaci deve essere personalizzato e impiegato sotto supervisione di un medico specialista».

Ci si è soffermati poi sul tema della sicurezza degli operatori e dei pazienti, la gestione inadeguata di quelli autori di reato (in Italia sono 700 i pericolosi ed a piede libero, 15 000 in libertà vigilata e in attesa di giudizio) e il problema delle risorse insufficienti. In particolare, il sistema sanitario non ha posti letto a sufficienza nelle REMS, residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, sostitutive degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Si richiedono misure cautelative e cautelari e la riqualificazione di alcune REMS in strutture ad alta sicurezza, in cui sia presente la Polizia Penitenziaria. Questa situazione è dovuta alla “psichiatrizzazione” dei reati, cioè la riattribuzione del mandato di custodia e controllo di persone socialmente pericolose alla psichiatria, ed una criminalizzazione delle strutture psichiatriche, ormai sature di autori di reato.

È stata presentata agli esperti la proposta di legge di Alfredo Antoniozzi (FdI) per la modifica degli articoli 88 e 89 del Codice penale che disciplinano l’infermità mentale, affinché la discriminante psicotica sia l’unica attenuante a un’azione di reato.

«Gli psichiatri» spiega la presidente SIP Emi Bondi «devono difendere il paziente psichiatrico dal riemergente automatismo in cui si associa la malattia mentale a un comportamento violento e hanno il mandato di controllo sociale, individuando altri modelli organizzativi assistenziali per le condizioni psicopatologiche emergenti, come la psicosi da uso di sostanze. Altre istituzioni devono trovare formule di controllo sociale, a salvaguardia della sicurezza della società». La presidente ricorda quindi la collega di Pisa, Barbara Capovani, aggredita e uccisa da un suo paziente: «Episodi come questo e altri, non devono più accadere».

Bernardo Carpiniello, professore ordinario all’Università di Cagliari, ha spiegato: «L’Italia è uno dei paesi in Europa ad avere un sistema territoriale, cioè basato sull’assistenza nei centri di salute mentale. Ma le sono dedicati molti posti letto in meno. Sul totale della spesa sanitaria italiana, quello dedicato alla salute mentale è solo del 3,4% sul totale. L’ambizione è arrivare al 5% in media del fondo sanitario nazionale».

Marco Scano

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