Come si interviene in caso di bipolarismo
L’efficacia e i rischi delle diverse terapie farmacologiche
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Farmaci, psicoterapia e percorsi di supporto rappresentano le tre strade principali per il trattamento dei disturbi dello spettro bipolare, anche se nei casi più gravi è spesso necessario il ricovero presso le strutture adeguate: ciò vale soprattutto se il soggetto presenta tendenze autodistruttive o se tenta di fare del male a sé o agli altri. I pazienti più complessi da gestire sono quelli che presentano dei cicli rapidi. Se trascurato, il disturbo bipolare si manifesta nuovamente in quasi tutti i soggetti. Il trattamento farmacologico, in particolare, prevede l’utilizzo di medicinali per stabilizzare l’umore, come il litio e alcuni anticonvulsivanti, ma anche antidepressivi e antipsicotici.
Il litio
Il litio, più nel dettaglio, aiuta a evitare i cambiamenti d’umore, visto che riesce a ridurre i sintomi di tipo maniacale e depressivo. Si tratta di un farmaco che richiede dai quattro ai dieci giorni per fare effetto; per questo motivo, per cercare di controllare le condizioni del paziente, spesso si finisce per somministrare un medicinale dall’azione più rapida.
Lo specialista deve controllare i livelli di litio nel sangue con esami mirati e regolari, perché più la quantità è elevata, maggiori sono i rischi di effetti collaterali: sonnolenza, spasmi involontari e muscolari, nausea, vomito, diarrea, sete e diuresi eccessiva.
Attenzione in particolare alla tossicità da litio: una condizione problematica che può provocare cefalea, confusione mentale, convulsioni e anomalie nel ritmo cardiaco. Le persone anziane, i soggetti più fragili e chi ha perso molto sodio sono tra i pazienti maggiormente a rischio.
Gli anticonvulsivanti
Gli anticonvulsivanti più usati in queste circostanze sono valproato e carbamazepina. Sono due sostanze che riescono a stabilizzare l’umore e che vengono utilizzate per trattare i primi casi di mania oppure gli episodi misti.
A differenza del litio, gli anticonvulsivanti non danneggiano i reni, anche se la carbamazepina può provocare una riduzione della conta eritrocitaria e il valproato può danneggiare il fegato (nei bambini) e il pancreas.
In alcuni casi viene somministrata anche la lamotrigina, specialmente per controllare gli sbalzi d’umore: in queste occasioni, è essenziale controllare l’eventuale insorgenza di eruzioni cutanee, perché possono degenerare (raramente) nella sindrome di Stevens-Johnson, potenzialmente letale. Gli altri possibili effetti collaterali sono febbre, afte in bocca, gonfiore di labbra e lingua.
Antipsicotici e antidepressivi
Gli antipsicotici di seconda generazione sono i farmaci più utilizzati contro gli episodi maniacali: agiscono in fretta e hanno un rischio ridotto di effetti collaterali. Vengono adottati anche in caso di depressione bipolare, in combinazione con un antidepressivo. Le conseguenze indesiderate a lungo termine includono lo sviluppo di una sindrome metabolica, con eccesso di grasso nell’addome, iperglicemia, ipertensione arteriosa e livelli di colesterolo fuori norma. In soggetti affetti da disturbo bipolare, ma solo per brevi periodi e in associazione a un farmaco stabilizzatore, vengono somministrati alcuni antidepressivi.