Coaguli nel sangue dopo la somministrazione, uno studio fa luce sul “difetto” di AstraZeneca
Alla base del fenomeno ci sarebbero alcuni aminoacidi presi di mira dagli anticorpi chiave nel sangue di alcuni vaccinati
Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Nature, che fa luce sul presunto “difetto” del vaccino AstraZeneca e relativo alla formazione di coaguli di sangue dopo la somministrazione.
Secondo i ricercatori canadesi alla base del fenomeno ci sarebbero alcuni aminoacidi presi di mira dagli anticorpi chiave nel sangue di alcuni vaccinati.
Lo studio, dunque, potrebbe aiutare i medici a testare e trattare rapidamente l'insolita coagulazione.
Gli scienziati canadesi hanno analizzato campioni di sangue dei soggetti vaccinati con AstraZeneca: la coagulazione del sangue, che alcuni scienziati hanno chiamato trombocitopenia trombotica immunitaria indotta da vaccino, o VITT, è stata anche collegata all'iniezione di Covid-19 di Johnson & Johnson, sebbene gli incidenti si siano però verificati meno frequentemente rispetto ad AstraZeneca.
La condizione si è dimostrata mortale in più di 170 adulti post-vaccinazione nel Regno Unito, in Europa e negli Stati Uniti. Molti erano giovani adulti che sembravano sani prima della vaccinazione.
I ricercatori stanno approfondendo gli studi per capire la rara combinazione di piastrine e coaguli nel sangue e la loro connessione con il vaccino nella speranza di una diagnosi e un trattamento rapidi e, infine, di prevenire la formazione di coaguli.
Il VITT si è verificato in 1 o 2 persone ogni 100.000 prime dosi di AstraZeneca nel Regno Unito, con casi più comuni nelle persone sotto i 50 anni.
Il numero totale di casi dopo la prima o la seconda dose nel Regno Unito è stato di 395 fino al 23 giugno, su circa 45,2 milioni di dosi somministrate. In 70 casi le persone sono morte.
(Unioneonline/v.l.)