La pandemia e la crisi ambientale stanno interrogando le nostre società sul senso che dobbiamo dare alla nostra epoca. Vivendo alla giornata abbiamo finito col rincorrere questi eventi e considerare il virus come un evento improvviso e imprevedibile ed altrettanto avere lo stesso metro di interpretazione della crisi ambientale come una serie altrettanto imprevedibile di eventi. Pensiamo cioè agli eventi come se avessero una loro gradualità.

In realtà abbiamo sotto gli occhi l’evolversi degli eventi dei quali però vediamo soltanto l’ultimo frame. Salute e ambiente ci spingono a guardare oltre e a sviluppare progetti di lunga durata perché sono crisi complesse che coinvolgono molteplici aspetti delle nostre vite. La pandemia si è manifestata inizialmente come crisi sanitaria, diventata poi economica, sociale ed anche giuridica. Lo stesso potremmo dire della crisi ambientale che può diventare economica e sociale col suo evolversi. La pandemia purtroppo ci ha colti impreparati così come la crisi ambientale. Infatti ci sono voluti decenni per prendere coscienza dell’accumulo del gas serra nell’atmosfera a causa delle attività industriali. Ma solo dopo anni si è capito che ciò era la causa dei cambiamenti climatici.

E pensare che già nel 1989 Bill McKibben col libro “The End of Nature” aveva messo in guardia dai rischi del surriscaldamento globale. Quindi? Dobbiamo imparare a costruire sistemi sanitari e ambientali per essere pronti a prevenire le pandemie tradizionali, quelle future anche da virus informatici o ancora più future quelle che potrebbero svilupparsi per la perdita del controllo della Intelligenza Artificiale.

Purtroppo sono ormai troppi anni che viviamo senza progetti per la sanità della nostra isola. Già prima della pandemia avevamo numeri insufficienti di posti letto di rianimazione. Le terapie semintensive e quelle del post operatorio sono sempre state ignorate nella programmazione sanitaria nonostante il rapporto costi benefici siano dimostrati. Le regioni hanno ora indicazioni precise sui modelli organizzativi che devono realizzare. Questi modelli devono essere riempiti di contenuti e di figure professionali che li traducano in buona sanità per i cittadini. Tutta la politica regionale, tutti i partiti hanno il dovere di progettare la nuova sanità, necessariamente condivisa, in modo da realizzare progetti che abbiano una visione di almeno 2-3 legislature, il tempo necessario per dare sostanza e continuità nella loro realizzazione.

Abbiamo vissuto un lungo periodo nel quale gli ospedali hanno curato prevalentemente una sola patologia quella da coronavirus. I cittadini hanno dovuto ricorrere per le altre patologie alle strutture private in maniera massiccia. Cosa si intende fare e che insegnamenti dobbiamo trarre per andare oltre questa pandemia? Ugualmente in questo periodo non dobbiamo trascurare i cambiamenti climatici nella nostra isola.

Anche se può sembrare prematuro dovremmo cominciare a parlare di strategie di adattamento agli eventi estremi che i cambiamenti climatici determineranno. L’irregolarità e la conseguente scarsità delle piogge renderanno stringente il tema della carenza dell’acqua. Le temperature mediamente più alte non solo d’estate ci devono spingere a investire idee e risorse nella mitigazione del clima. Cominciamo a ridurre l’inquinamento dell’aria causato dal traffico delle auto e progettiamo un vasto progetto di riforestazione. Ma soprattutto mettiamo i cambiamenti climatici al centro dell’agenda regionale. Ègià tardi.

Antonio Barracca

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