Al Businco la cura della malattia del dolore cronico
Sono novemila i pazienti seguiti ogni annoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Tutti conosciamo il dolore come segnale di allarme per un possibile danno al nostro corpo: una malattia, un trauma, una lesione. Quando diventa cronico, anche dopo la risoluzione della causa che lo aveva generato, o indica un pericolo per l’organismo che non c’è, allora si parla di dolore neuropatico: il dolore diventa così malattia. Sergio Mameli, 68 anni, ha dedicato gran parte della sua vita professionale a questo settore: attualmente dirige la struttura complessa della Terapia del Dolore, al Businco. «Ci occupiamo del dolore quando diventa una patologia ed esprime un danno del dispositivo biologico preposto alla sua produzione. La terapia non va confusa con le cure palliative che ha come obiettivo il controllo dei sintomi, tra cui anche il dolore, e l’assistenza dei pazienti terminali».
La testimonianza
E il rapporto con il paziente deve essere quasi fraterno. Carlo Leoncini è seguito da Mameli. E nel parlare del medico è emozionato: «Mi ha restituito la vita. Ero stanco, stavo molto male: ho girato diversi medici di tutta Italia senza risolvere nulla. Ero psicologicamente a terra. Poi, sei anni fa, ho conosciuto Sergio Mameli. Un fuoriclasse. dalla neuropatia non si può guarire ma si può migliorare la qualità della vita. Non è facile: ma è possibile». E il medico diventa così un amico, un fratello. Mameli lo sa e porta avanti questo suo metodo di lavori. E i risultati ci sono. Ma cosa è la medicina del dolore? «La finalità è formulare la diagnosi patogenetica del dolore, ossia individuare i meccanismi molecolari che sottendono alle varie sindromi dolorose e scegliere le procedure terapeutiche adatte a contrastarli». La necessità di una struttura complessa dedicata a questa patologia è chiara: «Finché si considera il dolore come sintomo aspecifico, presente in diverse malattie, il trattamento si basa principalmente sulla valutazione dell’intensità. Le cose si complicano nel dolore persistente e cronico che continua anche dopo la risoluzione della causa che lo aveva generato».
Novemila pazienti
Mameli aggiunge: «Gli specialisti di settore chiamati in causa, di volta in volta, a seconda della sede in cui dolore si è avvertito si occuperanno della patologia diagnosticata. Quando si è di fronte ad un dolore persistente il compito dello specialista algologo è quello di identificare il meccanismo patogenetico che ha prodotto il dolore, quindi definire la diagnosi patogenetica, ricercare la lesione algogena e a ritroso risalire eventualmente all’identificazione della patologia». I numeri sono elevati: «Nostro reparto transitano, tra nuove visite e controlli, otto-nove mila pazienti all’anno. L’allungamento della vita media ha portato inevitabilmente all’aumento delle patologie degenerative tumorali che sono tra le principali cause del dolore persistente e cronico. Quindi ovviamente le persone anziane sono quelle più a rischio anche se diverse sindromi dolorose possono comparire anche in pazienti giovani».
I fattori
Il direttore della struttura del Businco sottolinea che «vita sedentaria, stress quotidiano e un’alimentazione scorretta sono fattori che influiscono sulle cause di dolore». E Mameli organizza ogni anno «una giornata da trascorrere all’aria aperta che abbiamo battezzato con il nome di Karalis 10, con una gara riservata agli atleti e una passeggiata sul lungomare del Poetto per tutti».
Ha qualche sogno nel cassetto? «Mi piacerebbe lasciare un seguito nel segno della continuità e garantire ai pazienti le risposte più opportune senza le estenuanti liste di attesa per curare un dolore inutile come purtroppo avviene ancora oggi. A mantenere viva questa speranza, dopo lunghe attese e grandi difficoltà, si è arrivati finalmente alla soglia di un concorso per dirigenti medici dedicati esclusivamente a questa importante disciplina medica».
Matteo Vercelli