Ha incassato l'appoggio di big come Gentiloni e Franceschini nella corsa alla segreteria Pd, di cui è favorito numero uno davanti agli ex ministri Minniti e Martina, e ha lanciato Zedda nella sfida tutta sarda per arrivare a Villa Devoto.

È il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, che da Nuoro ha promosso a pieni voti il sindaco di Cagliari: "Con questa scelta - ha detto - si apre una stagione che può essere foriera di grandissime novità. L'Italia ha bisogno di segnali, e la nuova alleanza, guidata da un eccellente amministratore, ricompone un campo di forze. Può riportare la gente alle urne".

Per Zingaretti la candidatura di Zedda (politico esterno al Pd e appoggiato dai dem) e l'ampia alleanza di centrosinistra sono il simbolo - nell'Isola - del nuovo corso che deve prendere il Pd anche a livello nazionale. "Quando siamo rimasti da soli abbiamo perso e ci siamo indeboliti. Non dobbiamo avere paura di fare alleanze, civiche, amministrative, economiche. Dobbiamo lasciarci alle spalle l'idea che tutto quello che non è Pd sia avversario del Pd".

E l'investitura di Zedda, che al Pd non è mai stato iscritto, è simbolo di un partito più aperto alla sinistra e al civismo. "Vincerà - è la previsione di Zingaretti - è molto più competitivo di un'alleanza giallo-verde che sta perdendo credibilità".

M5S - Quanto al Movimento 5 Stelle, i militanti hanno votato sulla piattaforma Rousseau il candidato che sostituirà Mario Puddu. Con 450 voti ha vinto Francesco Desogus.

I pentastellati hanno perso tutto il vantaggio iniziale, guadagnato muovendosi in anticipo con la vittoria alle regionarie dell'ex sindaco di Iglesias, che poi si è tirato fuori in seguito alla condanna a un anno per abuso d'ufficio.

Il clima non è dei migliori. Molti militanti non hanno gradito - per usare un eufemismo - l'esclusione di Luca Piras, che secondo alcuni, da secondo alle regionarie vinte da Puddu, sarebbe stato il naturale sostituto, senza bisogno di ricorrere a nuove regionarie. E invece i vertici hanno deciso di rifare le primarie, e persino di escludere Piras, che non è stato ammesso alla nuova consultazione. Scatenando l'ira di molti attivisti, alcuni dei quali hanno lanciato sui social la campagna #iononvoto.

Una grana non da poco per un Movimento che parte tuttavia con i favori del pronostico, forte del 42% ottenuto alle politiche del 4 marzo.

CENTRODESTRA - A destra invece, archiviata la pratica del candidato governatore, che è il senatore Psd'Az Christian Solinas, si lavora alla campagna elettorale e alla composizione delle liste delle undici sigle che lo appoggiano. Lega e partito sardista, ha annunciato il commissario del Carroccio per l'Isola Eugenio Zoffili, correranno con due liste separate.

Quanto a Forza Italia, "sta mettendo a punto l'agenda delle attività sul territorio", ha fatto sapere il coordinatore regionale Ugo Cappellacci.

I primi nomi dei candidati ai collegi li fa la Lega. Capolista in Gallura sarà Dario Giagoni, a Nuoro Pierluigi Saiu, a Oristano Annalisa Mele, a Cagliari il coordinatore dei giovani della Lega Andrea Piras.

Quanto al Psd'Az, per il momento filtrano solo indiscrezioni. Che fanno questi nomi: a Cagliari Gianni Chessa, ex assessore della Giunta Zedda, il giornalista Rai Ignazio Artizzu, Solange Pes, assessore a Elmas, e Gianfranco Lancioni, consigliere regionale. A Nuoro si parla di Efisio Arbau, nel Sulcis di Fabio Usai, in Gallura dovrebbero correre Giovanni Satta e Gianni Filigheddu, mentre a Sassari si fanno i nomi di Antonio Moro e Gaetano Ledda.

A breve Zoffili convocherà il sesto tavolo della coalizione di centrodestra, il primo in cui Christian Solinas parteciperà nelle vesti di capo dello schieramento.

AUTODETERMINATZIONE - Il candidato presidente Andrea Murgia, già in piena campagna elettorale, lancia agli altri partiti la sfida del rinnovamento della politica sarda: "Per garantire un vero progetto di rinnovamento bisogna partire dalle liste e dai nomi".

"Autodeterminatzione - spiega Murgia - tiene insieme diverse anime del mondo indipendentista e autonomista, per un autogoverno che persegua come unico interesse il benessere del popolo sardo".

"Il nostro progetto - continua - dà fastidio a qualcuno perché si contrappone a un blocco di potere che gira sempre intorno allo stesso interesse, quello di una classe politica che usa il potere per replicarsi".

Il polo sardista tuttavia ha già perso alcuni pezzi, e deve fare i conti con le divisioni interne ai Rossomori, spaccati tra chi resta fedele ad Autodeterminatzione e chi invece si butta a sinistra, appoggiando la candidatura di Zedda.

PARTITO DEI SARDI - Poi c'è il quinto candidato governatore, anche questo come quello M5S ancora da decidere. Il Pds attende le primarias, e il segretario Paolo Maninchedda ha lanciato nei giorni scorsi un appello a tutti i sardi sparsi per il mondo: "Aiutateci a dire che stiamo insieme perché lo vogliamo, perché non viviamo questa terra come una condanna né come un destino, ma come un dono. Aiutateci a dire che saremmo sardi anche senza la Sardegna. Aiutateci a dire che siamo una nazione", ha detto, paragonando i sardi agli ebrei, i curdi e gli armeni.

(Unioneonline/L)

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