Violenza sulle donne, il monito di Mattarella: «Non si è fatto abbastanza»
Il presidente della Repubblica chiede un maggiore sforzo per la parità, la premier Meloni parla di una «piaga sociale e culturale». Todde: «Un modello barbaro di prevaricazione, non vogliamo più morire»Sergio Mattarella (Ansa)
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«La violenza contro le donne presenta numeri allarmanti. È un comportamento che non trova giustificazioni, radicato in disuguaglianze, stereotipi di genere e culture che tollerano o minimizzano gli abusi, che si verificano spesso anche in ambito familiare».
Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricordando che la Convenzione di Istanbul, «è il primo strumento giuridicamente vincolante ad aver riconosciuto la violenza di genere come una violazione dei diritti umani». «Quanto fatto fin ora - aggiunge - non è, tuttavia, sufficiente a salvaguardare le donne, anche giovanissime, che continuano a vedere i loro diritti violati. È un'emergenza che continua».
«Si tratta di madri, sorelle, figlie, persone con sogni e progetti che vedono violato il diritto di poter vivere una vita libera e dignitosa, donne che lottano per la propria indipendenza, per poter scegliere il proprio destino. "Nessuna scusa" - osserva il capo dello Stato - è il tema proposto dalle Nazioni Unite per celebrare la giornata odierna. È addirittura superfluo sottolineare che, quindi, non ci sono scuse accettabili a giustificazione della violenza di genere. Occorrono azioni concrete. È fondamentale continuare a lavorare per eradicare i pregiudizi e gli atteggiamenti discriminatori che rendono ancora oggi le donne più deboli nella società, nel lavoro e nella famiglia. Le istituzioni, le forze della società civile devono sostenere le donne nella denuncia di qualsiasi forma di sopruso, offrendo protezione e adeguato supporto. È un valore per l'intera società far sì che siano pienamente garantiti i diritti umani dell'universo femminile», conclude.
Meloni: «Piaga sociale»
«Una giornata che ci porta a ricordare la cronaca dei nostri giorni con ancora tanti, troppi casi di violenza e femminicidi – le parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni - Una piaga sociale e culturale che non ci consente di voltare lo sguardo dall’altra parte, ma che ci spinge a riflettere e ad agire con ogni azione possibile volta a tutelare le vittime dall’abominio della violenza».
«Come Governo – aggiunge la premier - dall’inizio del nostro mandato, abbiamo messo in campo strumenti di contrasto, prevenzione e sicurezza. Un lavoro che deve proseguire nella consapevolezza che il contributo di ciascuno di noi può fare la differenza. Lo dobbiamo fare nel nome di tutte coloro che oggi non sono più con noi: mamme, sorelle, figlie, amiche. 1522 – ricorda – è il numero a cui rivolgersi per parlare, denunciare e ricevere aiuto immediato, in qualsiasi momento. Ogni voce che si alza contro la violenza è un passo verso una società più sicura e libera dalla paura. Ricordate: non siete sole».
Todde: «Un modello barbaro di prevaricazione»
«La violenza sulle donne – ha detto la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde – è la conseguenza di un modello barbaro di prevaricazione, dominanza, negazione di diritti, di paternalismo opprimente e di cultura machista spesso legittimata dalla politica. Ma soprattutto la violenza è conseguenza dei comportamenti. La società e gli uomini vanno formati ed educati al rispetto del ruolo delle donne e alle pari opportunità. Per questo mi sono sempre battuta affinché si lavorasse incessantemente sull'occupazione e sullo sviluppo femminile».
«In questi mesi di governo in Regione abbiamo potenziato il reddito di libertà, che è uno strumento di emancipazione, abbiamo finanziato i centri antiviolenza, per accogliere e sostenere le donne vittime, e abbiamo anche lavorato sui centri che si occupano di chi maltratta - scrive - Aiutiamo le donne affinché non si sentano in colpa se denunciano. Educhiamoci noi donne affinché pretendiamo di essere pagate equamente, tanto quanto guadagna un uomo. Educhiamoci in modo da non vergognarci di voler lavorare o studiare e di avere le stesse opportunità o le stesse posizioni degli uomini. Aiutiamoci tra noi, ma soprattutto pretendiamo che le istituzioni non disertino questi temi commentando solo le tragedie - conclude Todde - Battiamoci affinché possano essere rifugio per tutte noi che non vogliamo più essere lasciate sole. Che non vogliamo più morire».