Negli ultimi giorni i media nazionali ci hanno tempestato di notizie, commenti e osservazioni relative a probabili, quanto parimenti improbabili, rimpasti di governo e/o verifiche di maggioranza che sinceramente, per quanto mi riguarda, hanno avuto il solo stomachevole effetto di suscitare una certa repulsione verso dinamiche politiche da quattro soldi (ed è fin troppo definirle tali) che se nulla hanno a che vedere col migliore interesse del popolo sovrano in sofferenza pandemica ed economica, tutto hanno invece da condividere, ad ogni livello e con riferimento a tutti i colori partitici, in termini di bieco attaccamento alle poltrone e al potere.

Oggi, da ultimo, dopo aver proceduto nel senso di annullare l’incontro, attesissimo, con Giuseppe Conte a cagione dell’indisponibilità manifestata da Teresa Bellanova, l’“innominabile” Matteo Renzi, ossia proprio colui che, per un verso, solo qualche anno fa, stando alle notizie riportate dalla stampa di quegli anni, invocava a gran voce la necessità di un “Premierato Forte” e oggi pretende risibilmente di contestarne l’interpretazione datane dal Presidente del Consiglio, e che, per altro verso, dopo il Referendum del 2016 avrebbe dovuto abbandonare i centri decisionali, ha voluto annunciare la predisposizione di un documento che avrebbe la pretesa di contenere, nella potenziale “sottile” relazione tra i suoi significanti e i suoi significati, la giusta ricetta per garantire il cosiddetto “salto di qualità” (ma sarebbe meglio dire “nel vuoto”) del Governo. Il “Bomba” le spara sempre grosse, e siamo abituati a sentirlo parlottare a ruota libera sull’incerto futuro prossimo dell’Esecutivo dal quale, nonostante tutto, e purtroppo per lui, dipende la sua stessa esistenza politica. Ed è proprio questo il punto nodale da cui prendere le mosse per comprenderne le intenzioni. Tanto più quando sia data oramai per acquisita e per incontrovertibile la circostanza per cui dopo il voto referendario del 20 settembre ultimo scorso nulla e nessuno, come nell’immediatezza ho avuto modo di commentare, possa (e/o potrà) scalfire la tenuta inossidabile del Governo “Conte Due”, il quale, dal canto suo, dovrà necessariamente arrivare a fine legislatura siccome l’alternativa unica non può comunque andare al di là e oltre un “rinnovato” (“mai lasciare la strada vecchia per la nuova” diceva il saggio) “Governo Conte Tre” che avrebbe il solo effetto di cementificare la posizione e il ruolo di un “Premier” che ha saputo ben ritagliare il suo “spazio vitale” nella “Stanza dei Bottoni”.

Mi rendo conto che cercare di interpretare profanamente gli avvenimenti degli ultimi giorni non sia affatto semplice, ma abbandonare ogni accento di faziosità settaria e partigiana ci consente di guardare a quegli stessi avvenimenti col distacco necessario a trarne una analisi lucida e sagace per quanto umanamente possibile. Tanto per cominciare, perché Italia Viva, al pari dell’intera quanto “indefinita” Sinistra di cui tutto sommato continua suo malgrado a fare parte, paga il prezzo della sua stessa impercettibile, ma esistente, disunità interna, siccome primariamente interessata (Italia Viva si intende) a controllare e dominare i rapporti di forza in seno a un Parlamento anomalo per suo stesso irrefrenabile impulso piuttosto che a creare un rapporto diretto e trasparente col proprio sia pur risicato elettorato.

Quindi, perché lo stesso Partito Democratico, suo malgrado costretto a cedere al ricatto Renziano, sconta il vizio d’origine sicché, ancora oggi e nonostante gli aggiustamenti di circostanza, appare piuttosto imbarazzato nel nascondere l’incapacità propria di articolare una linea di dialogo soddisfacente con la parte Penta-stellata e Populista di inclinazione destrorsa dalla quale, pur tuttavia, si rende conto di non poter prescindere allo stato attuale.

Infine, perché la stessa sedicente “Destra Padana” in opposizione, malgrado l’apparente quanto recentissima inversione di tendenza in senso moderato di un Matteo Salvini desideroso di riagganciarsi ai suoi vecchi partner di Governo a 5 Stelle solo per non restare escluso dal Tavolo delle Trattative, rischia seriamente di compromettere la sua posizione all’interno della propria coalizione di appartenenza a tutto vantaggio del partito di Giorgia Meloni la quale, tra tutti indistintamente, spicca sempre quanto meno per coerenza intellettuale a prescindere dalla circostanza che se ne condividano o meno le idee.

Ma nell’ambito ristretto ed elitario di tutto questo carnevalesco “Can Can” l’aspetto più triste, per il cittadino/elettore che si sofferma ad analizzare criticamente questi stessi processi, sta nel constatare che al di là dei tatticismi di circostanza, tipici di chi (Matteo Renzi) si sia fatto logorare troppo presto da un Potere effimero che finirà per condurlo all’auto-esclusione, si è persa la sana attitudine a concepire la Politica come una missione, una progettualità analitica intesa come capacità pratica di costruire una certa visione di comunità nazionale mettendo in campo la strategia e il meccanismo utile ad attuarla. Solo il caos sembra regnare sovrano: e quello istituzionale in particolare traspare in maniera vergognosa e indegna perché reca con sé la netta impressione che sia esclusivamente finalizzato a produrre differenti centri di potere e nuovi instabili equilibri tesi a sminuire il ruolo politico interno e internazionale dell’attuale Presidente del Consiglio dei ministri rivelatosi vero e proprio “vaso di ferro” tra tanti “vasi di coccio”. Sta di fatto, ed è, che un mutamento significativo all’interno della compagine di Governo, al giorno d’oggi, non appare utile per nessuno, men che meno per il turbolento quanto irresponsabile Matteo Uno che ne resterebbe drammaticamente travolto se non altro per la sua connaturale incapacità chirurgica nel voler tentare indebitamente e a tutti i costi di gestirlo. Si dice che dalla Storia passata e recente sia necessario e si debba trarre insegnamento, ma la lezione sembra proprio non voler entrare nella testa del leader di Italia Viva il quale appare del tutto intenzionato a percorrere per la seconda volta la via del tracollo politico.

Giuseppina Di Salvatore

(avvocato - Nuoro)
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