Non passa l'emendamento della Lega sul terzo mandato dei governatori: in Commissione Affari Costituzionali al Senato la proposta ha ottenuto solo 5 voti a favore (oltre alla Lega anche Italia Viva e il rappresentante delle Autonomie) e 15 contrari. Astenuti il presidente della Commissione Alberto Balboni (FdI) e il senatore di FdI Domenico Matera. 

«La nostra posizione è assolutamente evidente, è la quinta volta che presentiamo l'emendamento, c'era stata anche un'ipotesi di un potenziale accordo che non si è trovato e con amarezza devo dire che oggi è stato bocciato per la quinta volta. Comunque io ritengo che il terzo mandato sia giusto non solo a livello delle Regioni e Provincie a statuto speciale, ma anche per quelle ordinarie», ha detto il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli.

«Non succede assolutamente nulla», taglia corto FI, che è sempre stata in disaccordo con la proposta leghista ma nega che ci saranno ripercussioni nella maggioranza. «Non è che il centrodestra si fonda sul terzo mandato, la nostra coalizione si basa su accordi politici, sulle questioni della giustizia, sulla riforma del premierato, sulla riforma dell'autonomia, quindi su questioni serie e importanti», dichiara il ministro degli Esteri Antonio Tajani

Anche Maurizio Gasparri esclude conseguenze per la coalizione, mentre il Pd sottolinea la spaccatura: «La maggioranza di governo è profondamente divisa. Nei mesi scorsi abbiamo assistito a patteggiamenti tra i partiti della destra che hanno portato a uno scandaloso baratto in cui ognuno porterebbe a casa qualcosina: Fratelli d'Italia il premierato, la Lega l'autonomia differenziata e Forza Italia la riforma della giustizia. Ma la politica non si fa in questo modo, in spregio alle istituzioni e ai cittadini. Il sistema ideato dalla maggioranza fa acqua e quanto successo oggi con la bocciatura dell'emendamento sul terzo mandato, presentato da una Lega lasciata sola dai suoi alleati, ne è la prova evidente», dichiarano i senatori del Pd in Commissione Affari Costituzionali Andrea Giorgis, Dario Parrini, Valeria Valente e Marco Meloni.

(Unioneonline/L)

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