Sì alla fiducia, via libera sulla manovra. Giorgetti: «Sulle pensioni vedremo nel 2026»
La Camera licenzia il testo a un giorno dalla chiusura dell'anno e dall'esercizio provvisorio. La Lega resta in pressing, Tajani insiste sull'IrpefLa legge di bilancio è al rush finale alla Camera ma molti dei nodi che hanno caratterizzato tutto l'esame parlamentare sembrano non essere sciolti e destinati a riversarsi anche nei prossimi mesi. A partire da quello delle pensioni che resta un tasto dolente soprattutto per la Lega. Dopo la fiducia, che il governo ha incassato con 219 sì e 125 voti contrari, oggi la Camera licenzierà il testo a un giorno dalla chiusura dell'anno e dall'esercizio provvisorio e dopo oltre due mesi e mezzo dall'approvazione in Consiglio dei ministri. Si chiude, così, un percorso non semplice per il centrodestra che ha visto la maggioranza fibrillare in più passaggi ma che alla fine il governo rivendica, soprattutto sul fronte della tenuta dei conti.
Di tutt'altro avviso l'opposizione che è andata all'attacco dal primo momento di un testo bollato come «asfittico» e «privo di prospettive per la crescita». Il centrodestra, ad ogni modo, alla fine, trova una quadra ma i partiti della coalizione restano comunque in pressing su molti fronti. La Lega, soprattutto. Che mette nero su bianco in un ordine del giorno la richiesta di sterilizzare l'innalzamento dell'età pensionabile che scatta dal 2027.
«La Lega chiede di ridurlo ulteriormente, vedremo durante il 2026», allarga le braccia il ministro Giancarlo Giorgetti, presente in Aula dall'inizio del dibattito. Del resto, aggiunge il titolare del Tesoro, l'aver previsto in manovra una gradualità dello scalino è stato «coperto con oltre un miliardo». Insomma, conti in ordine, velleità da tenere a bada. L'anno prossimo si vedrà. «Giorgetti smentisce ancora la Lega», va all'attacco il Pd con la capogruppo Chiara Braga. «Cercano di riscrivere la manovra con gli ordini del giorno ma la pezza è peggio del buco», osserva. La Lega chiede, sempre via ordini del giorno, anche di valutare un ritorno alla flat tax incrementale e a quella per i giovani under 30 e under 35.
Per quanto riguarda Forza Italia l'obiettivo resta il sostegno ai ceti medi. Il prossimo anno, sottolinea il leader Antonio Tajani vogliamo «continuare la riduzione della pressione fiscale: dobbiamo allargare la base dell'Irpef almeno a 60mila e continuare ad abbassare la pressione fiscale e cercare di avere stipendi più ricchi». Un obiettivo, il primo, sul quale il Mef non chiude. «Pensiamo di fare qualcosa di più nella prossima legge di bilancio se troveremo risorse finanziarie - sottolinea il viceministro Maurizio Leo - potremmo arrivare a 60mila euro e quindi abbracciamo tutta la fascia del ceto medio». Sono molte, anche, le micro-richieste che emergono dagli ordini del giorno della maggioranza.
Tra gli odg delle opposizioni spicca quello del leader M5s, Giuseppe Conte, che chiede uno stop agli stanziamenti al settore delle armi da parte del ministero della difesa e sostegno a salute, istruzione e investimenti green. Da capire se, al momento di un eventuale voto, il centrosinistra riuscirà a restare compatto visto che i riformisti Dem hanno già fatto emergere un certo malumore. «Irricevibile», mette in chiaro Lia Quartapelle. Per il resto le opposizioni restano compatte nella critica al testo.
(Unioneonline)
