Triestino classe 1968, Ettore Rosato inizia giovanissimo la sua carriera politica.

È il più giovane presidente di Consiglio Comunale d’Italia: la sua Trieste lo elegge nel massimo scranno dell’assemblea civica.

Da lì non si ferma più, la sua casa è il PD fino alla difficile scelta di uscire e di fondare Italia Viva con Matteo Renzi e altri 45 tra deputati e senatori assumendo, assieme a Teresa Bellanova, la Presidenza del nuovo Partito.

Dal 2003 è uno dei protagonisti della vita parlamentare italiana con incarichi di vertice e grandi responsabilità fino allo scacco matto al Governo Conte 2: Italia Viva affonda l’avvocato del popolo italiano e prepara l’ascesa di Mario Draghi.

Oggi l’Italia è un Paese che ha sottoposto a doppia dose quasi 36 milioni di persone e a fine settembre dovrebbe raggiungersi il traguardo dell’80% di popolazione vaccinata.

Iniziamo la chiacchierata con il Vice Presidente della Camera partendo proprio da qui, ma non prima che l’Onorevole Rosato ci manifesti il suo grande amore per la Sardegna. E non è piaggeria, il tono tradisce una sincera ammirazione per una Isola che definisce meravigliosa.

I risultati raggiunti oggi da Draghi su campagna vaccinale e misure anti–Covid sono soddisfacenti?

“Abbiamo fatto uno straordinario salto di qualità rispetto ad una disorganizzazione evidente in cui eravamo caduti con il secondo Governo Conte che ha consentito una gestione inadeguata, spesso carente e oggetto di alcune inchieste giudiziarie. Ora l’obiettivo è quello dell’immunità di gregge che si raggiunge continuando a lavorare con questi ritmi e con questa professionalità sulle vaccinazioni”.

Lei ha detto che la riforma Cartabia “servirà anzitutto a snellire i processi, a garanzia delle vittime (che meritano giustizia) e degli imputati che diventano eventualmente colpevoli dopo una sentenza”. Ci spiega in parole semplici cosa cambia in concreto?

“Intanto ringrazio i colleghi Giuseppe Luigi Cucca e Lucia Annibali che hanno profuso uno sforzo straordinario su questa riforma portando  la loro qualificata competenza in materia. Gli obiettivi della riforma della prescrizione e dello snellimento delle procedure serve a far si che i processi penali vengano definiti in tempi certi e ragionevolmente brevi. A trarne diretto beneficio saranno i cittadini vittime di reati o coloro che, pur indagati, possano dimostrare la loro innocenza senza dover subire il ‘fine processo mai’ che l’ex Ministro Bonafede aveva voluto introdurre nell’ordinamento con un atto di arroganza giustizialista totalmente avulso rispetto alle garanzie costituzionali della nostra Repubblica. Inoltre anche il sistema economico nazionale nel suo complesso troverà grande giovamento da questa riforma dando garanzie di un Paese più efficiente”.

Quindi avete portato a casa la prima riforma obbligatoria richiesta dell’Unione Europea in cambio delle risorse del PNRR. Ora per la revisione di fisco e tasse che progetti avete?

“Entro la fine del mese, credo che il Consiglio dei Ministri approverà il disegno di legge delega, utilizzando anche il contributo fornito dalle Commissioni parlamentari che hanno affrontato l’argomento in diverse sedute preparatorie, su cui il nostro Luigi Marattin ha fatto un grande lavoro. E con questa riforma vogliamo rivoluzionare un sistema che oggi fa pagare troppe tasse con troppa complicazione senza per questo combattere in modo sufficientemente efficace l’evasione fiscale. Insieme al Family act, altra riforma inserita nel PNRR e fortemente voluta da noi è in particolare dalla Ministra Elena Bonetti, si cambia radicalmente il rapporto tra lo Stato e le famiglie italiane. Ci saranno più risorse, più servizi, meno cavilli. Anzi già ci sono più risorse perché l’assegno universale per i figli arriva già dal primo luglio seppur non nella forma definitiva per tutti”.

A che punto è il progetto della raccolta di firme per l’indizione del referendum finalizzato all’abolizione del reddito di cittadinanza?

“Abbiamo lanciato l’idea, tutti l’hanno derisa e oggi, in primis il Movimento 5 stelle, ci si preoccupa di voler correggere le storture che quel sistema ha prodotto per evitare il referendum. Un pezzo del risultato, quindi,  lo abbiamo già raggiunto. Noi non demordiamo. Siamo per dare le risorse a chi ne ha bisogna ma non siamo d’accordo a supportare una politica che pensi che l’assistenzialismo possa sostituire il lavoro”.

Questa vostra iniziativa è per caso collegata alle lamentele generalizzate degli imprenditori, soprattutto nel settore del turismo e della ristorazione, che faticano a trovare lavoratori nel periodo di alta stagione?

“Questo è uno degli effetti deleteri e distorsivi del reddito di cittadinanza. Il lavoro è un diritto di tutti ma è anche un dovere. Non ci può essere chi, pur potendo contribuire al progresso del Paese, pensi che sia più comodo l’assistenza dello Stato magari arrotondando con lavori in nero. È quanto di peggio possiamo costruire e purtroppo il reddito di cittadinanza ha determinato tantissime situazioni davvero spiacevoli, un cattivo esempio per la collettività”.

Sulla politica estera gli ultimi eventi drammatici di Kabul cosa ci raccontano?

“Ci raccontano del fallimento della politica occidentale in quel Paese. Un fallimento incredibile e imbarazzante. O non abbiamo capito niente quando eravamo li, o pur avendo compreso le conseguenze del ritiro delle truppe americane e a caduta dei contingenti alleati, si è preferito addottare un grande atto di egoismo”.

Che farà Italia Viva alle prossime elezioni politiche?

“Intanto ci occupiamo di cosa dobbiamo fare per il Paese adesso. Gli italiani sono preoccupati della pandemia, della ripresa economica, del lavoro, della salute e per quelle famiglie che hanno figli in età scolare, il pensiero dei genitori è rivolto proprio a loro affinché possano riprendere le lezioni in sicurezza e senza dover ricorrere alla didattica a distanza.

I cittadini non stanno certamente pensando alle prossime elezioni. Noi siamo consapevoli che oggi ci vuole un impegno massimo sulle priorità degli italiani. Nel 2023 saremo in campo e saremo presenti con la nostra forza e con le nostre idee”.

Draghi al Quirinale o è più importante la sua permanenza a Palazzo Chigi fino al 2023?

“Ne parliamo a gennaio. Oggi abbiamo un ottimo Presidente della Repubblica ed un ottimo Presidente del Consiglio. Possiamo dirci soddisfatti".

L.P.

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