Grillo prepara un contromessaggio, ma anche gli azzurri di Berlusconi e i leghisti di Salvini pensano al boicottaggio. Ieri il via libera del Quirinale ai decreti in cui è stato diviso il Milleproroghe.

IL SIGNIFICATO - Dalle macerie del dopoguerra, agli anni del boom economico. I primi scricchiolii degli anni '70, il terrorismo e le stragi di mafia, fino alla deflagrazione di Tangentopoli. Poi la crisi economica, la disaffezione dalla politica che sconfina nel populismo antieuropeo. C'è l'intera storia repubblicana nei messaggi alla nazione di fine anno. Una tradizione che nasce nel 1949 con il primo "vero" presidente, Luigi Einaudi, e che passa attraverso ben 10 capi di Stato. Mai però in 65 anni l'evento che apre la serata di san Silvestro era stato così nel mirino della politica come oggi. L'appuntamento in diretta televisiva - ed oggi anche via web - che precede il cenone è sempre stato un'occasione per fare il punto della situazione del Paese. Ma anche un'occasione per spiare lo studio del presidente, la sua scrivania con alle spalle il tricolore.

IL DISCORSO - Per le riforme il momento è ora, con una nuova e giovane leadership che non può fallire nell'impresa di sbloccare l'Italia e dare stabilità politica al Paese. Parlerà agli italiani domani Giorgio Napolitano: e sarà un discorso rivolto ai cittadini più che alle istituzioni alle quali si è appellato direttamente più volte anche in queste settimane. Un'analisi su come sta l'Italia e non su come sta il presidente. Per non soffermarsi solo sull'oggi cercando piuttosto di guardare alle prospettive che l'Italia può e deve cogliere nei prossimi mesi. Alla larga quindi dalle polemiche politiche che lo riguardano e da quanti vorrebbero "silenziare" il discorso di fine anno. Ma più vicino ai problemi sociali dei cittadini, al lavoro e alle condizioni disastrose delle carceri italiane.

Bocche cucite al Quirinale, ma potrebbe anche non mancare qualche piccola modifica nella scenografia allestita per questo impegnativo messaggio di san Silvestro. "Cercherò un equilibrio tra il linguaggio della verità e un messaggio di fiducia", anticipò lo stesso Napolitano poco prima di Natale. Sì perché il presidente cercherà un rapporto diretto con la gente, dividendosi tra la solidarietà con quanti guardano al 2014 ancora con disperazione e il sostegno a quanti cercano invece nel 2014 l'anno della svolta. Il Quirinale è consapevole delle difficoltà in cui vive gran parte dell'Italia e al presidente spetta il compito di riannodare i fili tra Paese reale e istituzioni. A lui tocca spiegare quanto le riforme istituzionali servano ai cittadini, siano una materia concreta con immediati effetti sulla vita quotidiana di tutti e non un "divertissement" da costituzionalisti. Quanto un Parlamento più snello e la fine del bicameralismo paritario possano - ad esempio - stuzzicare gli investimenti esteri ed aiutare l'aggancio ad una ripresa che sembra oggi possibile. Niente elezioni con questa legge elettorale, ha detto più volte il presidente, anche parlando al Quirinale con le alte cariche dello Stato.

Ponendo sul piatto della bilancia la possibilità - messa nero su bianco in tempi non sospetti - di una sua uscita di scena in caso si continuasse "a pestare inutilmente l'acqua nel mortaio" sul tema delle riforme. Questa era la "posta implicita" del gioco, del suo restare al Quirinale, osservò Napolitano ragionando con i giornalisti. Anche perchè nulla è cambiato da allora: sono state le forze politiche a prendere un impegno con lui e non il presidente ad aver preso impegni con loro. Il presidente della Repubblica cercherà così un rapporto diretto con il Paese nell'ottavo messaggio di fine anno, il primo del suo secondo mandato presidenziale. Certamente il più difficile: mai come questa volte il Colle si trova nel mirino. Stretto tra il contro-messaggio di Beppe Grillo e le pulsioni di buona parte di Forza Italia che morde il freno alla ricerca di elezioni anticipate a maggio. Ma non è questo che turba il presidente della Repubblica in questo ore di preparazione del tradizionale messaggio a reti unificate che sarà limato e rivisto fino all'ultimo. Sono le riforme - anzi, le mancate riforme - la preoccupazione di Napolitano che non mancherà di ricordare agli italiani quanto irrinunciabile sia la scelta europea dell'Italia, soprattutto quando saremo sotto la lente d'ingrandimento del mondo: cioè dal prossimo giugno quando l'Italia avrà la guida del semestre di turno della Ue.
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