"Non è un giorno di festa. Sono passati 30 anni ma mi pare che aprendo il giornale ogni mattina sia tutto uguale a prima”.

Lo scrive Antonio Di Pietro nel trentennale di Mani Pulite, la cui origine coincide con l’arresto di Mario Chiesa il 17 febbraio del 1992.

L’ex pm torna anche a quegli anni. “Ci volevano fermare”, scrive. “Si sono messi in azione appena hanno capito che stavamo per arrivare ai piani alti del potere. Mani Pulite è stata fermata, anche perché mentre stavamo indagando sui bauscia del Nord siamo andati a toccare quelli che avevano contatti con la mafia al Sud”.

“Da allora ad oggi – continua – l’unica cosa che è cambiata è che adesso c'è desolazione da parte dell’opinione pubblica. Dalla fine della Prima Repubblica sarebbero dovute emergere nuove idee e persone che le portassero avanti. Invece da quell'inchiesta è nato un grande vuoto e sono comparsi personaggi rimasti sulla scena politica più per se stessi che per altro. Penso a Berlusconi, a Bossi, a Salvini, a Renzi”.

Rivendica il lavoro dei magistrati Di Pietro: “Abbiamo fatto quello che un medico radiologo quando vai a fare i raggi per vedere se hai una malattia, abbiamo scoperto che il nostro Paese era malato di corruzione endemica. Sono una vergogna i ladri, i corrotti, gli evasori e i mafiosi o chi, come me, li ha scoperti con l’inchiesta Mani Pulite?”.

Infine, la promessa di raccontare tutto quello che non è uscito fuori dall’inchiesta: “Prima di andarmene vorrei mettere tutto in Rete affinché un giorno qualcuno possa leggere, per vedere la verità che è diversa rispetto a quel che è stato raccontato”.

(Unioneonline/L)

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