«Abbiamo agito con la massima correttezza istituzionale, muovendoci in coerenza con lo spirito di semplificazione presente nel decreto-legge promosso dal Governo nazionale»: l’assessore all’Urbanistica Francesco Spanedda commenta così l’impugnazione davanti alla Corte costituzionale della legge sarda sul Salva Casa, decisa ieri dal Consiglio dei Ministri. Un atto annunciato, viste le modifiche apportate dal Consiglio regionale alla norma varata dal Parlamento su impulso del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. 

Dopo l'approvazione della norma in Consiglio la Regione, si legge in una nota,  «ha risposto puntualmente alle osservazioni provenienti dai Ministeri competenti - Infrastrutture, Cultura e Ambiente - elaborando controdeduzioni scrupolose e dettagliate su tutti i rilievi ricevuti».

«La nostra amministrazione ha sempre sostenuto le proprie ragioni in un confronto trasparente, dimostrando piena disponibilità a chiarire ogni aspetto tecnico e giuridico», prosegue l’assessore. «Due sono le questioni centrali che riteniamo balzino agli occhi, per quanto il testo dell'impugnativa debba essere ancora valutato nel dettaglio. La prima è lo spirito stesso del “Salva casa”. La legge nazionale è stata presentata dal Governo come uno strumento di semplificazione e certezza per i cittadini, finalizzato a rimuovere ostacoli meramente formali e a regolarizzare situazioni con difformità poco rilevanti».
La Regione «ha accolto questa impostazione semplificando ulteriormente con regole chiare, come del resto previsto dallo stesso "Salva casa", e soglie basate su percentuali che rendono più facile e univoca, per esempio, la determinazione delle difformità edilizie».
Per questo Sppanedda si dice sorpreso dal fatto che «alcune controdeduzioni, in particolare del Mit, contraddicano le finalità annunciate dal Governo stesso, ponendo ostacoli che vanno nella direzione opposta a quella della semplificazione invocata dal Salva casa».

La seconda questione rilevata dall’assessore è la messa in discussione dell’autonomia statutaria.

«Le deduzioni del Ministero»,  sottolinea Spanedda, «sollevano continuamente dubbi sull’esercizio della nostra competenza primaria in materia di edilizia e urbanistica, sancita dallo Statuto Speciale della Sardegna e da diverse pronunce della Corte costituzionale. Non è una discussione solamente tecnica, bensì è in gioco il principio stesso per cui la Regione Sardegna deve poter governare il proprio territorio secondo le scelte più idonee alla propria realtà e alle proprie esigenze. Se le norme vigenti consentono ai Comuni di stabilire standard diversi, non si comprende perché la stessa facoltà non possa essere riconosciuta alla Regione nell’ambito delle proprie competenze».

(Unioneonline/E.Fr.)

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