La legge Salva-Casa “tradotta” per la Sardegna e la “Legge  quadro per il trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non di linea”: sono due le norme approvate dal Consiglio regionale che questa sera sono state impugnate dal Governo nazionale davanti alla Corte costituzionale.

La prima risale allo scorso 17 giugno, l’altra era stata approvata il giorno precedente. 

Per ora i termini del nuovo contenzioso giudiziario tra Stato e Regione  sono affidati a un comunicato di palazzo Chigi diramato al termine della riunione del Consiglio dei ministri. Ma lo scontro con Roma era nell’aria già durante la discussione della legge: la Regione, per decisione della Guinta guidata da Alessandra Todde, non aveva recepito i passaggi della norma nazionale nata su spinta del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che riguardavano l’abitabilità dei monolocali, a livello nazionale portata a un minimo di 20 metri quadri (in Sardegna era rimasta la superficie minima a 28). Inoltre per quanto riguarda le altezze minime nelle abitazioni, in Sardegna si era deciso per  2,40 metri per le costruzioni realizzate fino al 24 maggio 2024, di 2,70 per quelle di prossima realizzazione, mentre l’altezza minima è sempre di 2,40 metri nella norma nazionale. 

Salvini aveva avvertito: stravolgere la nostra legge è sbagliato. L’assessore regionale agli Enti locali, Francesco Spanedda, aveva replicato: da noi norma ragionata, in 20 metri quadri manco un garage. Ed ecco l’ennesimo scontro davanti alla Consulta.  

Dove approda anche l’altra legge, approvata più o meno nelle stesse ore: per quanto riguarda la norma sul trasporto pubblico non di linea, secondo il Consiglio dei Ministri, «talune disposizioni, eccedendo dalle competenze statutarie e ponendosi in contrasto con la normativa statale in materia di tutela della concorrenza, violano l’articolo 117, secondo comma, lettera e), della Costituzione». 

Enrico Fresu

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