Via Roberto Neroni dall’Arst, entra il commercialista Giovanni Mocci. Lo ha deciso la Giunta guidata da Alessandra Todde, sulla base dell’articolo 19 dello statuto della società regionale dei trasporti, che prevede il cambio di amministratore unico «in qualsiasi momento per giusta causa». Il mandato di Neroni non era ancora ufficialmente scaduto. 

Una decisione che fa storcere il naso ad Antonio Moro, presidente del Psd’Az:  «Il poltronificio Todde continua nella sua produzione di incarichi ben retribuiti (quasi 180mila euro annui) per ben individuati soggetti contigui a quello che, in altri tempi, i detrattori definivano con toni scandalistici il “cerchio magico”».
Dopo aver ventilato, nei corridoi della politica, «l’auspicio delle dimissioni volontarie anticipate, rispetto alla naturale scadenza dell’aprile 2026, rivolto all’amministratore unico dell’Arst, la Giunta regionale, nella seduta di venerdì scorso, ne ha infatti deliberato la sua sostituzione, invocando l’articolo 19 dello statuto dell’azienda regionale dei trasporti, laddove se ne prevede la revoca “per giusta causa”», spiega Moro.

Le considerazioni riportate nella delibera, che fanno riferimento a necessità di un rilancio della società, sono bollate come   «fumose e generiche. Alcune risultano ingenerose se non anche offensive e rivolte all’intera struttura tecnico amministrativa dell’Arst». Per Moro sono «la premessa per l’apertura di una nuova vertenza giudiziaria che vedrà contrapposta la presidente della Regione ad un valido dirigente regionale che per 45 anni ha sempre servito l’amministrazione con certificata professionalità, esperienza e indubbie capacità, soprattutto per ciò che attiene le sfide della transizione ecologica, dell’innovazione e la creazione di un modello di mobilità moderno, dinamico ed efficace».
Con questa ultima «forzatura», dice ancora l’ex assessore, «si può affermare che la presidente Todde ha definitivamente gettato la maschera: consapevole della ormai prossima decadenza, rafforza presidi gestionali e moltiplica incarichi, poltrone e prebende, nella speranza di creare le basi di un consenso elettorale che ormai non ha più e che mai è stato maggioritario tra i sardi, come certificano, tra l’altro, i sempre più frequenti segnali di “mal sopportazione” che arrivano dalla sua stessa maggioranza».

(Unioneonline/E.Fr.)

© Riproduzione riservata