Finanziaria, la lente della Ragioneria dello Stato sulle "mance"
L’analisi dei contributi a pioggia potrebbe preannunciare un ricorsoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
I contributi "particolari" stanziati dall'ultima manovra finanziaria regionale (quei piccoli stanziamenti per Comuni, associazioni ed enti di vario genere) sono stati assegnati senza che fossero specificati i criteri in base ai quali veniva scelto come utilizzare quelle somme.
E tale circostanza rischia di rappresentare una violazione del principio di uguaglianza dettato dall'articolo 3 della Costituzione, perché non verrebbe rispettata la parità di trattamento tra i vari soggetti pubblici e privati.
È questo il senso del documento che la Ragioneria generale dello Stato ha inviato agli uffici legislativi del ministero dell'Economia, nell'ambito dell'esame della legge regionale di stabilità per il 2025, approvata dal Consiglio (con grande ritardo) a metà aprile. La comunicazione, di cui ha dato notizia ieri il sito Sardegna e libertà dell'ex assessore Paolo Maninchedda, lascia pensare che almeno su quelle parti della manovra il Governo possa decidere di impugnare la legge davanti alla Corte costituzionale.
La decisione finale sarà del Consiglio dei ministri (che ha due mesi di tempo dalla pubblicazione sul Buras, avvenuta ai primi di maggio), ma l'impugnazione viene proposta di regola dal ministero degli Affari regionali sulla scorta dei pareri dei vari rami dell'esecutivo: e la posizione del ministero dell'Economia, in fatto di manovre finanziarie, è assai rilevante. La nota della Ragioneria si riferisce alle «numerose disposizioni che attribuiscono contributi a vari enti pubblici e privati (enti locali, consorzi, agenzie regionali, Aci, università, parrocchie, fondazioni, Asl, associazioni, federazioni)», e sottolinea che gli stanziamenti vengono deliberati «senza specificare i criteri ai quali sono ispirate le scelte operate e le relative modalità di attuazione e senza che sia previsto il ricorso ad alcuna procedura pubblica».
A dire che questo può violare il principio di uguaglianza è una sentenza del 2009 della stessa Corte costituzionale: su interventi simili, avverte la Consulta, se non si applica «con particolare rigore il canone della ragionevolezza» si rischia che il provvedimento «si risolva in una modalità per aggirare i principi di equaglianza e imparzialità». Su altri articoli della legge sarda in materia di sanità, sociale e lavori pubblici, la Ragioneria rinvia invece ai vari ministeri competenti.