Governo contro Regione sulla decadenza, di nuovo. Quasi un atto dovuto, in una vicenda che doveva essere lineare, invece si sta trasformando in un ginepraio di ricorsi e contenziosi giudiziari sui tavoli di vari tribunali, da quello ordinario alla Corte costituzionale. 

Ed è davanti alla Consulta che il Consiglio dei Ministri oggi ha deciso di costituirsi in giudizio contro il ricorso per conflitto di attribuzioni che la Regione ha presentato per contrastare la sentenza del Tribunale di Cagliari, che il 28 maggio aveva rigettato tutti gli argomenti dei legali della presidente della Regione, Alessandra Todde, per contestare l’ordinanza-ingiunzione di decadenza emessa dal collegio regionale di garanzia elettorale.

La questione è intricata. 

A dicembre viene emesso il provvedimento che manda in tilt la politica sarda. La presidente della Regione l’ha impugnato davanti al tribunale ordinario. Ma su mandato del Consiglio regionale la Giunta ha presentato ricorso anche davanti alla Corte costituzionale. Motivo, in sintesi: un organo dello Stato (il collegio di garanzia elettorale) non può intaccare l’autonomia della massima assemblea sarda, perché se cade Todde va a casa tutto il Consiglio. 

Il 28 maggio è arrivato il primo verdetto, del tribunale ordinario: la sentenza ha respinto il ricorso della Regione (quindi di Todde). Il giudice ha mantenuto intatto il provvedimento di decadenza e ha ribadito che il Consiglio regionale deve prendere una decisione in materia. Solo che la Giunta delle elezioni, organo interno chiamato a ratificare (non c’è voto) la decisione del collegio di garanzia, ha stabilito che si attende l’esito di tutti i ricorsi. Così eccone un altro: davanti alla Corte costituzionale, con le stesse motivazioni della precedente impugnazione (un organo statale non può intaccare l’autonomia) è finita anche la decisione del Tribunale ordinario che ha respinto le argomentazioni di Todde e del suo pool di avvocati. 

Il Governo, quindi, si schiera con i giudici e contro la Regione, a difendere le prerogative degli enti statali. Che, peraltro, sono chiamati a decidere sulla base di norme regionali che hanno assorbito quelle nazionali.  

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