«Cara Italia», se questa non è austerity
L’aumento dei prezzi di benzina, gasolio e olio combustibile, e le famiglie sempre più poverePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
“Caro Benzina”, “caro bollette”, “caro consumi”, “caro carrello”, “caro trasporti”, caro, caro e ancora caro, tutto sembra essersi colorato di “caro”. Se questa non è austerity si dica chiaramente cosa mai altro potrebbe essere.
A far data dall’anno 2020 l’Italia, ma non solo l’Italia, pare essersi risvegliata più povera e, gradualmente, quanto gradatamente, a far data da quel momento, perlomeno sul piano della percezione immediata di carattere suggestivo, le varie misure adottate dai governi succedutisi, paiono aver cambiato, in maniera più o meno intensa e penetrante, e radicalmente, le abitudini di vita e la quotidianità delle famiglie in un contesto, ove la crisi energetica in primis ha avuto il ruolo maggiormente determinante.
Sembra avvicinarsi un inverno difficile, all’insegna di una disciplina di austerity che, al di là dell’anglicismo, parrebbe segnare il trend prossimo venturo.
Al netto delle illusioni che il Paese, forse, poteva nutrire prima del periodo pandemico e prima della crisi ingenerata dalla guerra russo-ucraina, il modello economico venutosi frattanto ad imporre comincia ad apparire non solo insostenibile financo sotto il profilo ecologico, ma addirittura quasi paradossale nel suo dinamico divenire in calando. Perlomeno sul piano della percezione immediata.
La situazione nazionale, come pure quella internazionale da cui la prima pare inevitabilmente travolta, si manifesta in tutte le sue sfumature critiche siccome al depauperamento del potere di acquisto della moneta, sembra fare da contraltare l’aumento della domanda di generi di prima necessità e/o comunque dei consumi in genere. I prezzi di benzina, gasolio e olio combustibile sono aumentati, e paiono ancora aumentare vertiginosamente. Il 2008 e il 2011 parevano ricordi lontani, ma oggi le difficoltà di quel periodo paiono riaffacciarsi sottilmente nel contesto contingente.
Quando si parla di “austerity” (se tale veramente possa essere definita) in Italia, inevitabilmente, o quasi, il pensiero vola immediatamente al governo Monti e alle stringenti misure di politica economica del tempo. Intanto, e come di consueto, l’ingerenza delle istituzioni europee sembra avvertirsi nel nostro Paese in maniera ancora più imponente, siccome sentiamo spesso dire che ci siano state imposte delle misure di contenimento del debito eccessivamente restrittive. Intendiamoci: quelle di austerità sono misure poco gradevoli da attuare giacché, quasi certamente, sono portate a determinare rabbia e malcontento nell’elettorato. Sono lontani, e paiono riecheggiare in maniera sfumata, gli anni passati tra i banchi della opposizione dell’attuale maggior partito di maggioranza che vede il suo capo politico occupare lo scranno più alto e importante, ossia quello della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Le promesse elettorali parrebbero essere rimaste tali, congelate in un limbo dal quale sarà complesso venire fuori. Probabilmente, con il persistere del conflitto russo-ucraino si verrà a determinare un’ulteriore riduzione del potere di acquisto delle diverse famiglie che hanno visto ridotti i loro consumi in ragione dell’aumento dei prezzi degli alimentari.
L’erosione del risparmio individuale ed il progressivo taglio della spesa corrente in conseguenza dell’aumento di gas ed elettricità sembrano essere divenuti gli indici di una economia di “recupero” (se impropriamente così si può definire) che parrebbe voler introdurre un inedito “modus vivendi”. Ma – e l’interrogativo pare essere di quelli da un milione di dollari – gli effetti di siffatte politiche saranno di impedimento, un domani, per i soggetti e le famiglie maggiormente in difficoltà, nel contesto di uno scenario di ripresa allorquando il Paese, e prima ancora l’Europa, riprenderanno il loro percorso di crescita?
Non è necessario scomodare Lapalisse per comprendere che l’attuazione delle presenti misure di austerità favoriscano la concentrazione della ricchezza nelle mani dei pochissimi cittadini già abbienti, conseguendone, e non soltanto, un corrispondente incremento delle disuguaglianze tra gli Stati Membri e all’interno di ciascuno di essi. E parimenti, non occorre essere massimi esperti di economia per comprendere che se l’attuale Governo Meloni non dovesse determinarsi nel senso di porre in essere, financo in controtendenza, decisive politiche di stimolo favorenti la crescita, per così dire, inclusiva, come pure politiche di stimolo di investimento nel settore dei servizi essenziali, nella lotta all’evasione reale, l’evoluzione della vicenda economica non potrà che continuare a degradare.
Si dice di voler sostenere le famiglie italiane in condizioni di maggiore povertà, ma ad oggi l’ondata dei nuovi poveri investe pure tutti coloro che negli anni trascorsi sono andati a rimpolpare le file della piccola e media borghesia, e che all’attualità, con enormi sacrifici, continuano a resistere e pagare le tasse.
Quali misure il Governo Meloni intende porre in essere in sostegno di quelle classi sociali “virtuose” sul piano fiscale, ma non certamente “ricche”, al fine di nutrirne le speranze ed incoraggiarle nell’affrontare una quotidianità così tanto complessa? Se pure è vero, come parrebbe essere vero, che le politiche di austerità (se tali realmente sono) paiono aver inciso in varia misura sui livelli di povertà e disuguaglianza, e se è vero, come parrebbe essere vero, che il progressivo depauperamento delle famiglie sia determinato anche da misure politiche inadeguate ad affrontarlo, allora in che modo il Paese potrà mai uscire dalla condizione di difficoltà economica galoppante? In che modo si potranno adottare misure di stimolo alla crescita, di sostegno ai servizi, di politiche attive per il lavoro? In che modo, al di là delle buone intenzioni, il Governo potrà davvero garantire la crescita economica duratura e strutturale?
Oggi è il giorno del primo Consiglio dei Ministri successivo alla pausa estiva che avrà quale suo oggetto il cosiddetto caro-benzina, ma si intenda caro-accise. Insomma la coperta si annuncia corta e il tempo della propaganda appare concluso. Ora siamo nel pieno del tempo delle risposte.
Giuseppina Di Salvatore – Avvocato, Nuoro