"Negli anni '80 la mafia legata a Stefano Bontate investì denaro con Dell'Utri e Berlusconi", ha detto Brusca, deponendo al processo al generale dei Carabinieri accusato di favoreggiamento alla mafia Mario Mori.

Brusca ha riferito inoltre di avere saputo dal capo mafia Pullarà, boss della famiglia di Santa Maria di Gesù, che Berlusconi pagava il pizzo a Cosa nostra per le sue attività economiche in Sicilia. Prima - ha spiegato - pagava a Bontate, poi dopo la sua morte a Pullarà che, per fare capire all'imprenditore che era lui il nuovo riscossore del pizzo gli fece un attentato nella sua casa milanese". L'intimidazione non sarebbe piaciuta al boss Totò Riina che avrebbe sollevato Pullarà dal suo ruolo e deciso di occuparsi personalmente della cosa. Il pentito quantifica il denaro versato da Berlusconi in 600 milioni delle vecchie lire all'anno.

IL CONTATTO - "Dopo l'arresto di Riina ho contattato Vittorio Mangano, il cosiddetto stalliere di Arcore, perché si facesse portavoce di alcune nostre richieste presso Dell'Utri e Berlusconi", ha detto Brusca. "Lui - ha aggiunto - era contentissimo di poterci ristabilire i contatti e ci spiegò che si era licenziato ma aveva ancora con loro buoni rapporti". A fare da tramite tra Mangano e l'allora imprenditore Berlusconi sarebbe stato un personaggio che aveva la gestione delle pulizie alla Fininvest. L'episodio risale alla fine del '93. "Gli volevamo chiedere - ha spiegato - tra l'altro, di attenuare i rigori nei trattamenti dei detenuti a Pianosa e Asinara e di alleggerire il 41 bis". Brusca ha poi aggiunto di avere detto a Mangano, affinché questi lo riferisse a Dell'Utri in modo tale da fornirgli "un'arma politica", che la sinistra sapeva tutto sulle stragi mafiose del '92 e del '93". Dopo un mese Mangano sarebbe tornato con la risposta di Dell'Utri che gli avrebbe detto: "Vediamo cosa si può fare". Confermando quanto già dichiarato ai pm, Brusca ha ribadito di avere saputo da Mangano che dopo il contatto "erano contenti". "Non mi disse - ha concluso - a chi si riferiva". Brusca, infine, ha ammesso di non avere avuto più notizie sui contatti tra Mangano e i suoi referenti in quanto lo stalliere di Arcore venne poi arrestato.

NESSUN NESSO CON LE STRAGI - Brusca ha ribadito ancora una volta che "Berlusconi può essere accusato di tutto, ma con le stragi del '92-'93 non c'entra niente". Il collaboratore ha smentito di essersi mai recato nella villa di Arcore del premier rivelando di avere querelato gli organi di stampa per le "false informazioni scritte".
© Riproduzione riservata