Il saluto amaro di Bartolazzi: «Con Todde la sanità resterà così com’è»
L’assessore: «Il sistema è il risultato di trent’anni di spartizioni. Io consulente? Darò una mano gratis, ma solo telefonicamente»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
In Sardegna da assessore alla Sanità ancora per un po’. Forse un mese, forse meno. Armando Bartolazzi ritornerà al suo lavoro. Sicuro che senza di lui il sistema della salute in Sardegna non migliorerà, visto che lascerà «dopo tutto ciò di importante che è stato fatto», per esempio «la rete oncologica con quattro oncologi di livello mondiale, come il direttore dello Ieo che è presidente dell’Esmo (European society medical oncology)». Insomma, l’Isola «perde una grande opportunità».
Perché non resta a fare l’assessore?
«Quello che so è che non ci sono più le condizioni. Questo sistema sanitario regionale è il risultato di trent’anni di spartizioni. Serviva qualcuno che viene da fuori, che sia fuori dalle logiche. La sanità sarda ha un ritardo di venticinque anni. Da poco ho letto un articolo sul sistema Da Vinci in arrivo a Sassari. Ma il Da Vinci esiste dal 1999. È un sistema obsoleto. Bisogna entrare nell’ottica che il tema sanitario deve essere una garanzia per la gente, e che deve essere trasversale. Da quando sto io in Sardegna abbiamo curato la Sma con la terapia molecolare, adesso iniziamo con la terapia innovativa per la talassemia, e le Car t».
Scusi, ma allora perché Alessandra Todde rinuncerà a lei? Perché ha detto che ci vuole mettere la faccia?
«Si dicono tante cose, il problema è che se va in porto questa situazione così… per carità, si ridistribuiranno le poltrone, che è quello che la politica fa sempre, ma fondamentalmente la gente verrà fuori a curarsi. Il percorso Irccs non lo farete più. Solo Sardegna e Calabria non hanno un Irccs. Tutti i 46 Irccs in Italia li ho avuti in mano io nel 2018 e 2019. Conosco tutti passaggi. Ma esco di scena: significa che l’Isola non avrà mai più la possibilità di costituire un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, nemmeno fra trent’anni. Si è persa un’opporunità».
Alla quale sta rinunciando la governatrice.
«Sono conti che poi farà con la politica, io non so cosa dire».
Si sarà confrontata con Conte?
«Credo di sì, io comunque mi ero dato un limite, quando ho preso l’impegno il 9 aprile 2024, dissi che per fare il lavoro che avevo intenzione di fare mi serviva una collaborazione trasversale. Io sono un medico, non un politico, ho girato il mondo nelle istituzioni più prestigiose. Quindi posso dire quali sono le terapie che devono entrare in Sardegna, lavoro da 45 anni in questo campo. Son venuto qui rimettendoci soldi e stando lontano dai miei figli. Ma per me era una sfida. Un’opportunità così non l’avrete più».
È stato attaccato tanto dall’opposizione, ora però viene rimosso dalla maggioranza che l’ha voluta.
«Io ho più consensi all’opposizione che all’interno. All’interno c’è la caccia alle poltrone. Ora ci sono i nuovi direttori generali. C’è tutto un rimescolamento e la mia faccia su queste cose non ce la metto. Io voglio fare il medico e aiutare la gente».
Ha pensato a dimissioni prima?
«Ora sono state concordate, ma io le ho proposte venti giorni fa, e anche il giorno della sfiducia. Adesso la Sardegna ci rimetterà: tutta la comunità scientifica insorgerà».
Quindi sarebbe andato via a prescindere?
«Sarei rimasto se ci fosse stato un accordo trasversale che mi dava carta bianca per fare la riforma dei servizi, portare le terapie, decidere la gente. In assessorato alla Salute ci sono 180 persone, io sono l’unico medico, questo dovete scriverlo».
Insomma va via lei e sarà lo sfascio?
«No, no, non dico questo. Vado via io e ci sarà una politica sanitaria esattamente identica a quella che c’è stata fino a oggi».
Cioè, la presidente promuoverà un sistema sanitario retrogrado?
«Non è che lo promuove, lo lascerà così com’è».
Non farà il consulente, sembra di capire.
«Darò una mano, telefonicamente».
Gratis.
«Certo, senza alcun vincolo contrattuale. Poi con un incarico politico sono in aspettativa dal mio istituto, con una consulenza fissa in Sardegna mi dovrei licenziare. E certo non mi conviene»
Il ritiro della delega o le dimissioni quando saranno operative?
«Ancora non c’è nulla di definito, adesso si vedrà, farò l’ordinaria amministrazione».
Firmerà le nomine dei dg delle Asl?
«Non credo proprio, anche se ci sarò lo farà la presidente. Voglio dire un’altra cosa»
Prego.
«Bisogna cambiare modo di fare giornalismo, sono stato attaccato tutti i giorni e non è stata scritta una riga su quanto fatto. Se portare le terapie innovative in Sardegna è un dato secondario…»
Porta le terapie innovative e Todde decide di rinunciare a lei.
«Dirà che ci vuole un cambio di passo. Ma il cambio di passo c’era, ci sono risultati importanti. Non so, presumo ci sia un motivo politico, che forse sono le nomine dei dg. Fosse per me dovrebbero venire tutti da fuori perché serve gente competente. Ma bisogna mantenere gli equilibri nel territorio».
Cosa le ha detto la presidente?
«Nulla, mi ha chiesto di darle una mano. Io ho preso coscienza del fatto che non ci sono le condizioni politiche, né ambientali per continuare».
Roberto Murgia
