Vietato illudersi: l’editoriale del 20 ottobre 2025
Di Enrico PiliaLa batosta di ieri pomeriggio è nata a Udine. Non sono servite le due settimane di lavoro, non è bastato preparare la partita di ieri fino alla nausea. A Udine poteva finire quattro a zero e il tifoso sarebbe andato a godersi le imprese dei Gattuso boys con la rabbia dentro. Invece quel pareggio a cui ancora si stenta a credere era un segnale. Interpretato male. Si chiamano fragilità, il Cagliari – nessuno si illuda – ne soffre come tutti.
Non solo nel calcio. Se batti Parma e Lecce così sonoramente, i riflettori degli analisti video, dei tattici, di chi sa come costruire una partita, si accendono. E allora il Cagliari non diventa più una sorpresa, l’avversario studia e si sistema in modo – per esempio – che da sinistra quello scambio a un tocco per innescare la punta non riesca più, o magari va a disturbare Mina e non gli fa impostare una sola volta l’azione.
Oppure spinge a destra e a sinistra fino a quando non passa, leggi e ripeti Bologna. Con un dettaglio, che fa impressione: se il Cagliari bello e senza paura ieri è parso in vacanza, il Bologna ha dominato per lunghi tratti giocando con le seconde linee. Perché in panchina c’erano il portiere Skorupski, Orsolini, Lykogiannis, Zortea, Lucumì, Dallinga e anche Pobega se sta bene, gente che abitualmente parte dall’inizio.
La vittoria di Lecce ha lasciato troppe aspettative per la classifica, quelle che ieri hanno fatto i conti con un’altra realtà. Il Cagliari ha una squadra assolutamente attrezzata per questo campionato, fra le “piccole” è una delle migliori secondo nomi e quotazioni, poi ci sono gli episodi, le scelte, le prestazioni – alcune senza senso – dei singoli. Pisacane ha rivendicato la decisione di non schierare Borrelli dall’inizio e ha dato un buffetto al turco Kilicsoy («giocherà quando lo vedremo pronto»), ma quella sarabanda di attaccanti nella parte finale ha prodotto la rete numero 2 del Bologna e soprattutto tanta confusione.
Con la saggezza di chi ne ha viste tante, il nostro Mascia ammonisce: nessun processo. Non è una crisi, è solo un passaggio a vuoto, bello profondo sia chiaro, di una squadra che sta costruendo una mentalità nuova con tre “c” sulla pelle – coraggio, carattere, cuore – ma che, contro formazioni attrezzate per altri obiettivi, torna a farsi piccola piccola. Chi si era illuso che il Cagliari di questa stagione potesse giocare tre metri sopra il cielo e tenere a distanza la zona pericolo, si vada a confessare. Domenica a Verona i rossoblù giocheranno nel loro campionato. E di sicuro non deluderanno.
Enrico Pilia