"Mansfield Park" è “l’unico romanzo di Jane Austen che mi ero sempre rifiutato di leggere”, ci raccontò, un giorno, Massimo Gramellini. Naturalmente si trattava di una gran bella lezione di stile che poi diventò un articolo per Vanity Fair.

Non amare Jane Austen?, ma che follia! Eppure tanti uomini, colti, eleganti, raffinati, non leggono i suoi libri. Proprio così. Non è che li criticano, o li comparano, e ne criticano la traduzione o ne comparano le edizioni. No no, non li leggono proprio, come se i sentimenti fossero roba da donne. La verità, in Jane Austen, è che i sentimenti sono roba da donne e da uomini. E questa è la lezione più alta che la scrittrice ci ha lasciato. Eppure era nata nel 1775 nello Hampshire, a Steventon, piccolo villaggio nel sud dell’Inghilterra. Il padre però era un pastore anglicano, le insegnò il francese e l’italiano, la mandò a scuola, cosa che fece con i figli maschi, come con le figlie femmine. Scrivere le fu congeniale. Era rigorosa e ironica, misurata e appassionata. Narrare l’animo umano non è facile. Ma nessuno lo ha saputo fare meglio di lei. L’onestà e la menzogna; la rettitudine e la disonestà; la gioia e il patimento, il coraggio e la paura; l’integrità e la slealtà; la generosità e la meschinità; l’amore e l’odio; quell’orgoglio - e quel pregiudizio, che danno il titolo a uno dei suoi romanzi più belli. Ecco, in un momento storico in cui la furbizia viene scambiata per genialità, la prevaricazione per audacia, l’ignoranza per simpatia, e le donne combattono violenze, bugie, umiliazioni, prepotenze, ecco, in questo momento storico dovremmo tutti leggere un po’ più di Jane Austen. Per riscoprire quel senso dell’equilibrio che tanto ci manca. Quel rispetto per i sentimenti che sembriamo aver dimenticato. Questo, ci raccontò, quel giorno, Massimo Gramellini.

"Ragione e sentimento", "Emma", "Persuasione", "Lady Susan" e ancora "Mansfield Park" per capire questi tempi che ci lasciano senza fiato.

© Riproduzione riservata