Il centrodestra non è invincibile: il commento del 26 novembre 2025
Di Claudio Cerasa, direttore del FoglioC’è una domanda importante che riguarda il futuro dell’alternativa al governo Meloni dopo la tornata delle regionali. Elezioni che ci dicono che il centrodestra non è invincibile, che il centrodestra che punta su volti non estremisti può raccogliere voti, che la Lega che si allontana dal modello Vannacci può avere ancora vitalità. E quella domanda passa dalla capacità di districarsi in mezzo a due parole cruciali: algebra e leadership.
L’algebra delle elezioni regionali, di quelle che si sono appena concluse, ma anche di quelle che abbiamo visto negli ultimi anni, ci dice che salvo pochissimi casi (Sardegna e Umbria), il centrosinistra non è riuscito a utilizzare bene la rendita di posizione che in teoria dovrebbe essere garantita a chi non governa. Di solito funziona così. Se sei al governo, qualche voto lo perdi. Se non sei al governo, qualche voto lo guadagni. È l’alternanza, è il bipolarismo, e nella Seconda Repubblica italiana il meccanismo è stato sempre lo stesso.
Il dato nuovo delle regionali, dunque, per il centrosinistra, non è aver dimostrato di avere messo in piedi una macchina capace di macinare consenso. Ma è aver dimostrato di aver creato una coalizione, anche a costo di fare qualche sacrificio. È stato un sacrificio per Conte sostenere l’indagato (come se fosse una colpa) Matteo Ricci nelle Marche. È stato un sacrificio per il Pd regalare la Campania al M5s. Vincenzo De Luca, con il centrosinistra, nel 2021 prese il 69 per cento.
La vera novità, rispetto al passato, per il centrosinistra è dunque lo stare insieme. E basta questa novità per permettere al centrosinistra di essere più competitivo. Così competitivo da suggerire al centrodestra, oggi, e a Giorgia Meloni in particolare, di valutare se cambiare o no la legge elettorale. È un ragionamento semplice. Una legge elettorale con i collegi uninominali (come è oggi) favorisce le coalizioni solo se queste non hanno rivali, come fu nel 2022.
Oggi la coalizione di centrodestra ha una coalizione rivale vera e per questo, anche per questo, il centrodestra potrebbe essere tentato dal cambiare una legge elettorale per introdurre una novità: premio di coalizione a chi supera il 40 o il 42 per cento, soglia di sbarramento bassa per tenere fuori dal campo largo il partito di Carlo Calenda. L’algebra indica che la novità del centrosinistra è il suo stare insieme, ma le regionali ci ricordano che la leadership del centrosinistra non ha prodotto più voti: li ha solo sommati. L’algebra è lì a dire che il centrosinistra esiste, che può essere competitivo. La leadership ci dice che il centrosinistra, pur potendo insidiare il centrodestra, non riesce a espandersi.
Nel campo largo, dopo il referendum costituzionale, non è difficile immaginare che si possa aprire un processo che potrebbe portare a cercare un’alternativa a colei che oggi sembra essere la vera guida della coalizione: Elly Schlein. Ma per quanto possa essere paradossale, chi potrebbe avere un peso nella scelta della leadership del centrosinistra potrebbe essere Giorgia Meloni.Se nella nuova legge elettorale vi sarà l’indicazione del candidato premier, il centrosinistra potrebbe accelerare la defenestrazione di Schlein (si cerca un federatore). Se non dovesse esserci quell’indicazione, ci si giocherà tutto con le elezioni: chi prenderà più voti, nel caso di vittoria della sinistra, governerà.
Tema: meglio fare una legge per rafforzare la governabilità del Paese o meglio fare di tutto per avere un’avversaria come Schlein? L’algebra dice che l’alternativa esiste. La leadership dice che l’alternativa ancora non c’è. Il conto alla rovescia è partito. Popcorn per tutti.
Claudio Cerasa – Direttore del Foglio
