Regione prona ai diktat Ue
L a notizia dell’offerta di Volotea di volare - senza compensazioni - su Olbia e forse anche sugli aeroporti sardi, mandando al macero tutte le carte della recente gara da 52 milioni di euro bandita dalla Regione e prossima all’aggiudicazione a Ita (su Cagliari) e Aeroitalia (su Olbia), è una di quelle che lasceranno il segno nella storia dei trasporti della Sardegna.
L’ ultima mossa del vettore spagnolo, del resto, appare il prevedibile epilogo di un’abile strategia posta in essere in quest’ultimo anno e mezzo rispetto alle scelte - invero poco accorte - della nostra Regione. Strategia cominciata con un mega ribasso sul bando in emergenza dell’estate 2021, che ha mandato “in bianco” la neonata compagnia di bandiera, verso la quale il bando appariva rivolto. Proseguita con un’offerta senza compensazioni (e l’accordo spartitorio con Ita) per il bando annuale. Sublimata con il recesso anticipato senza penali (grazie a chi in Regione si era dimenticato di inserirle) dopo una “grassa” estate e la partecipazione (volutamente?) perdente al nuovo bando oneroso. E, infine, quando tutti guardavano ad un ritorno a una continuità “vecchio stile”, seppure ridotta in modo preoccupante, ecco la “mossa del cavallo” che pare aver dato scacco matto a competitori e Regione. Perché, salvo colpi di scena, sarà proprio la compagnia iberica a gestire i trasporti aerei della Sardegna (o quantomeno di alcune rotte) fino a ottobre 2024. E con identici servizi e prezzi già sperimentati da noi (con delusione) negli ultimi sei mesi; per di più nemmeno lambiti dalle migliorie offerte in gara dalle altre compagnie o da quella parvenza di concorrenza verificatasi in precedenza.
È bene ricordare che la decisione di bandire - per la terza volta in un anno e mezzo - una gara con tratte e frequenze inadeguate rispetto alle esigenze dell’Isola, e dunque facilmente “preda” di una compagnia low cost anche senza compensazioni, è stata “farina del sacco” della Regione. Che si è piegata ai “diktat” della Commissione Ue, senza provocarne una decisione che ben avrebbe potuto essere impugnata davanti agli organi di giustizia di Lussemburgo. La scelta della modalità di imposizione di oneri di servizio pubblico (la cosiddetta “continuità territoriale”) compete infatti esclusivamente a un Stato membro sulle tratte interne.
Nessuna norma Ue vieta la previsione di una “tariffa unica” o di “un prezzo massimo” del biglietto. Al contrario il regolamento n. 1008 del 2008 consente la previsione di servizi “rispondenti a determinati criteri di (...) tariffazione (...) cui i vettori non si atterrebbero se tenessero conto unicamente del loro interesse commerciale” su qualsiasi tratta che serva “una regione periferica”, qualora la stessa “sia considerata essenziale per lo sviluppo economico e sociale della regione servita”. E, se è vero che l’art. 16 del regolamento, al comma 1, fa – inopinatamente - riferimento ad un sistema di continuità “minimo”, tuttavia, nel comma 2, precisa che il servizio richiesto deve tenere conto dell’“adeguatezza” tra l’onere previsto e le “esigenze dello sviluppo economico della regione interessata”, oltreché “delle tariffe aeree e delle condizioni proposte agli utenti”.
Ebbene, alla luce dei dati consolidati della continuità sarda ante “Covid”, i cui posti offerti benché superiori di circa il 40% a quelli del servizio attuale erano spesso insufficienti (e dunque “minimi”) rispetto alle richieste, e in conseguen za del grande caos durante il picco delle scorse stagioni estive ed autunnali, la Regione disponeva di strumenti per proporre un nuovo sistema con la previsione di un numero di tratte non inferiori a quelle “minime” del periodo 2013/19, da svilupparsi con tre scenari alternativi. O col ritorno alla “tariffa unica”; oppure con l’imposizione di tariffe differenziate, equa per i sardi e con massimale per i non residenti. O infine con l’innovativo sistema misto con tariffa calmierata in inverno e libero mercato con aiuti sociali, sul modello Baleari, durante l’estate. La scelta del bando “fotocopia” del precedente, contestata da sardi, continentali, esperti e parti sociali, è stata invece poco comprensibile e, ancor meno, lungimirante. E il prezzo, in barba al neo principio di rimozione degli squilibri insulari in Costituzione, lo pagheranno i sardi.
Avvocato esperto di diritto europeo