C ’è, sicuramente, nella protesta degli studenti per il caro fitti una quota di strumentalizzazione. Serviva un governo di destra, perché la sinistra si accorgesse dei giovani? Il lato positivo del dibattito di questi giorni è proprio questo: in un Paese demograficamente stagnante, nel quale un terzo della popolazione ha più di sessant’anni, per una volta non si parla dei diritti acquisiti dei pensionati o di chi un lavoro ce l’ha già. Purtroppo di positivo non c’è molto altro. Anzitutto, parlare di “emergenza” affitti è già una sconfitta del buon senso.

I l problema posto dai ragazzi in tenda non è esploso nelle ultime settimane, per quanto sia stato aggravato dall’inflazione (l’aumento dei prezzi riduce il reddito disponibile). In una città come Milano e non solo, il rincaro dei beni di consumo è stato preceduto, di anni, da un rialzo dei prezzi degli immobili: la straordinaria liquidità creata, per un decennio, dai banchieri centrali si è in parte scaricata sui prezzi degli asset. Il dentifricio è uscito dal barattolo e si è fatto finta di niente perché stava bene a tutti.

È ragionevole che la politica si ponga il problema di alloggi per studenti a un prezzo che consenta loro di fare l’università lontano da casa (di per sé un’esperienza più formativa dell’alternativa). Il problema sono gli strumenti. Alti prezzi segnalano che la domanda sopravanza l’offerta. Quindi bisogna operare perché cresca quest’ultima.

In parte, ciò significa agire sugli incentivi a dare in locazione un appartamento. In Italia la tutela del diritto di proprietà è debole e questo rappresenta un problema. Assicurare più saldamente i diritti dei proprietari (che vuol dire anche evitare di minacciarli a intervalli regolari di imporre blocchi dei fitti e prezzi calmierati) aiuterebbe pure gli affittuari: nel senso di accrescere le scelte loro disponibili. Non lo si può fare nella logica dell’emergenza, immaginando strumenti o aiuti straordinari (che è poi l’unico modo in cui alla politica italiana piace muoversi). Al contrario, sarebbe opportuno agire su temi di fondo, eliminare le ambiguità, semplificare le procedure, agire sulla fiscalità.

Come avvenuto altrove in Europa, è probabile che questa “emergenza” sarà usata per un giro di vita sulle locazioni temporanee (AirBnB etc), penalizzando così di nuovo gli studenti, stavolta quando si trasformano in turisti e cercano una sistemazione in un’altra città. Ma ammesso che sia vero che i proprietari di casa si sono buttati sugli affitti a tempo riducendo la disponibilità di appartamenti per contratti più stabili, se lo hanno fatto è anche perché un ospite pagante che se ne va dopo tre giorni non porta con sé tutti i problemi di un locatario che in teoria garantisce tre anni di rendita, ma rispetto alla cui eventuale inadempienza le armi sono abbastanza spuntate.

L’unico modo per affrontare seriamente il problema è al contrario assicurarsi che i proprietari trovino attrattiva la possibilità di affittare le loro case e, contestualmente, aumentarne la disponibilità. Che significa: costruire.Esistono progetti immobiliari in qualche modo concepiti per offrire soluzioni abitative a prezzo calmierato: dalle tradizionali case popolari al social housing contemporaneo, spesso finanziato dal privato sociale. Il rischio è sempre quello della ghettizzazione, che diventa brodo di coltura di criminalità e disagio sociale.

Per i poteri locali e nazionali, è irresistibile la tentazione di decidere loro cosa costruire, dove e per chi. Altra cosa sarebbe allentare i vincoli per tutti, rinunciando alla pretesa di ordinare secondo i propri intendimenti l’offerta. Bisogne rebbe rendere meno onerosi i processi autorizzativi, sia perché si alzi un palazzo nuovo sia affinché chi vuole decida di aggiungere un piano al proprio immobile. Lo sviluppo delle nostre città può essere solo verticale. Il che è accettato di rado e spesso ritenuto quanto di peggio. Gli stessi che simpatizzano oggi per i ragazzi in tenda di solito si stracciano le vesti per il consumo di suolo, strepitano se un immobile dei primi del Novecento viene abbattuto per erigere al suo posto un nuovo condominio. Il declino è anzitutto una cultura.

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