S to guidando e su Radio 1 lo psicanalista Massimo Recalcati non si sorprende che un giovane criminale da lui intervistato non provi alcun senso di colpa e di vergogna, in quanto questi sentimenti sono in via di estinzione tra le nuove generazioni.

Nel dibattito che ne segue con i radioascoltatori (ovviamente si parlava di figli, di educazione e di società) si arriva infine a un compromesso: che effettivamente la colpa e la vergogna siano sentimenti negativi, da combattere, mentre importante per l’individuo rimane solamente il senso di responsabilità. A fronte di una teoria psicologica che, ben esposta verbalmente, sembrava avere un qualche fondamento, rimanevano senza risposta alcune domande: è possibile sentire forte un sentimento di responsabilità senza mai provare colpa? Oppure, è possibile non sentire colpa e vergogna ma solo responsabilità? Nello specifico: il giovane assassino che non provava né colpa né vergogna poteva sentirsi responsabile, essere in fondo una persona responsabile?

Ovviamente la mia riflessione risentiva del luogo in cui ero, l’auto, e del mezzo, la radio, ma stranamente sembrava fare il paio con la notizia seguente sul disastro ferroviario greco. Quel che appare accertato è che esso “sia stato causato da un tragico errore umano”, ovvero da un segnale errato dato dal capostazione. Senza voler personalizzare in mancanza di informazioni e dettagli, concentriamoci invece su tutte le persone che nei più diversi ambiti lavorativi hanno responsabilità.

I l che non vuol solo dire, genericamente, aver la responsabilità di un ufficio o di un conto economico, ma che le azioni che vengono fatte o fatte male oppure non fatte hanno impatto diretto sulla vita di un certo numero di persone. Chi manutiene le turbine di un aereo, ad esempio, oppure il pilota stesso, o colui che rifornisce il mezzo, l’ingegnere che ha progettato l’ala o il carrello, e così via, ognuno ha in mano il destino di diverse persone e famiglie.

E rendiamoci conto che ogni giorno, si tratti di un’iniezione o di un’operazione, di un attraversamento pedonale o di un viaggio, noi mettiamo la nostra vita in mano a terzi che non conosciamo, ma che pretendiamo siano responsabili e preparati. Ci aspettiamo che siano presenti a se stessi, equilibrati nelle loro priorità. Perché anche la responsabilità può avere varie sfaccettature e sottostare a scelte multiple. Una persona può essere contemporaneamente responsabile dei suoi figli, della sua casa, di sua madre anziana, del suo lavoro, delle persone che coordina, del compito specifico di pilota che si appresta a svolgere. A chi dare la priorità, anche solo mentale, nei momenti di crisi e sovrapposizione?

Occorre tornare dunque a un concetto più allargato, alla formazione in senso lato di una persona in termini di principi, di regole, di disciplina. Formazione a cui non concorre solo la scuola o la famiglia, ma la stessa società che circonda l’individuo.

Se la società è eccessivamente permissiva, priva di valori e riferimenti, disabituata alla colpa, siamo sicuri che l’addetto allo scambio dei binari possa sentirsi totalmente “responsabile” di quanto s’appresta a fare? E mi chiedo ancora: com’è possibile pensare che un essere umano non sia un tutt’uno strettamente collegato, un unicum, ma invece un insieme di cassetti, da ciascuno dei quali possa estrarre un sentimento separato, compiuto in se stesso? Qui c’è la colpa, qui la carità cristiana, qui la responsabilità di tipo 1, qui di tipo 2, si può scegliere.

In una società ormai attenta solo ai diritti, le prime cose che saltano in aria sono i sistemi, perché ciascuno di essi può basarsi su regole ben stabilite, su cento protocolli, ma purtuttavia non funziona senza la responsabilità, il giudizio e la ragionevolezza umana. Pensiamo alla salute: sono ancora lontani i tempi in cui un’intelligenza artificiale diagnosticherà le malattie e un robot opererà. Nel frattempo? Abbiamo ancora bisogno di medici responsabili, formati, preparati e attenti, e di infermieri, operatori sanitari, tecnici, ecc. analogamente responsabili e formati, oppure pensiamo di poter andare tutti a Huston?

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