D raghi si è dimesso, il presidente Mattarella ha sciolto le Camere, si vota il 25 settembre. Fine. No, è un altro inizio. Quale? Il fantasy dei partitanti è appena iniziato, siamo tra chi sventola la bandiera dell’Agenda Draghi (senza spiegare cosa intenda) e chi annuncia scostamenti di bilancio da 50 miliardi nel momento in cui la Banca centrale europea alza i tassi e vara un meccanismo anti-spread che servirà a evitare lo stress finanziario di Paesi con problemi di debito e interessi (l’Italia è tra questi).

Bastano pochi elementi per capire che il dibattito politico è in una situazione grave ma non seria. Sarà una campagna elettorale in cui una parte accuserà “quelli hanno fatto cadere Draghi" e l’altra ribalterà l'accusa. In mezzo, risuonano le strofe di "Spendi, spandi, effendi”, la canzone del grande Rino Gaetano: “Ti sei fatto il palazzo sul Jumbo / Noi invece corriamo sempre appresso all'ambo / Ambo, terno, tombola e cinquina / Se vinco mi danno un litro di benzina”. Siamo così, spiaggiati, in attesa del voto. Destra, sinistra, centro. Tre carte, un soldo. Il nostro.Canzonette? No, profetiche visioni. La realtà è che la politica economica non si cambia con gli slogan, è disegnata in Europa, è tracciata dagli impegni presi con Bruxelles, dai vincoli di bilancio e dalla politica monetaria della Banca centrale, quanto allo scudo anti-spread, per entrare in funzione devono essere rispettate quattro condizioni: 1) conformità con il quadro di bilancio dell’Ue; 2) assenza di gravi squilibri macroeconomici.

T erzo punto: sostenibilità del debito pubblico; quarto: politiche macroeconomiche sane. Nessuno ne parla. In questo scenario dove s’approntano meccanismi d’emergenza per evitare shock finanziari, è partito il rischiatutto. Niente di inedito, è la fiera del voto, a destra Berlusconi e Salvini hanno già puntato sulle pensioni (si guarda sempre al passato e non ai giovani che hanno bisogno di istruzione e lavoro) e molto altro arriverà; a sinistra non appena si saranno ripresi dal trauma dello strappo tra Pd e Cinque Stelle (crac annunciato, Conte aveva già auto-affondato due governi, ora lavora alla liquidazione del partito), si aprirà la borsa della spesa sociale senza investimenti.

Un cattivo segnale per i mercati, l’agenzia di rating Moody’s ha affermato che “il crollo del governo di coalizione aumenta i rischi economici, politici e fiscali dell'Italia”. Cosa significa? Che i conti dello Stato oggi e domani vanno tenuti in ordine (e la fase di espansione monetaria è finita), perché in caso contrario - circolano già note agli investitori da parte di importanti istituzioni finanziarie su questo punto - sarà difficile per la Bce intervenire sullo spread dei Btp. Esempio: la Bce dopo 11 anni ha aumentato i tassi di mezzo punto, subito dopo il rendimento del Btp a 10 anni è schizzato a circa il 3,6%, mentre quello del Bund tedesco a 10 anni è rimasto invariato a circa l'1,2%. Una differenza di 2,4 punti che rende più difficile per un governo prendere denaro in prestito.Sarà il prossimo governo a scrivere il suo e il nostro destino, subito dopo il voto ci saranno due prove chiave: la legge di Bilancio e la tenuta della linea di politica estera. Sulla prima, come vediamo, non si firmano cambiali in bianco. Sulla seconda, ogni tentazione levantina va respinta, perché il “resto del mondo” lavora per sostituire l’egemonia dell’Occidente (che è la nostra). E ci sta riuscendo di fronte alle nostre democrazie deboli e a popoli che hanno perso la bussola dei valori.Il governo di unità nazionale di Draghi era chiaramente una provvidenziale sospensione del processo di decadimento del sistema e la sua uscita di scena, piaccia o meno, è un problema grave. L’esplosione del Movimento Cinque Stelle nel 2013 segnò una nuova fase politica, nel 2018 del populismo trionfante divenne prima forza in Parlamento, la sua implosione la chiude nel 2022. Beppe Grillo ieri ha detto che "finiremo tutti lì, in un buco nero". Crepuscolare e apocalittico. Ma il declino pentastellato non è la fine del populismo, tutt’altro, basta ascoltare i discorsi dei politici, è un elemento comune di tutti i partiti, una distorsione permanente del dibattito. Conseguenze? Nel giro di 9 anni abbiamo avuto 6 governi in due legislature (Letta, Renzi, Gentiloni, Conte I, Conte II, Draghi), l’ultima si chiude in modo disordinato, in piena economia di guerra. Un tempo piccolo che era partito nel 2011 con la grande crisi finanziaria.E ora siamo giunti qui. In un quadro di evasione collettiva, fuga dalla realtà, tentativo delle masse di domare l’inquietudine con la vacanza (della mente) dopo due anni di lockdown, con il caldo torrido che è un profondo cambiamento delle nostre condizioni di vita sulla Terra (in Germania il livello del Reno è il più basso degli ultimi 25 anni, centrali termiche e nucleari dipendono dall’acqua del fiume per il raffreddamento), il conflitto nel cuore dell’Europa e l’inflazione galoppante, gli italiani dovranno orientarsi in una campagna elettorale sotto l’ombrellone.

Non era mai successo nella storia politica del Paese. Il risultato è che dopo la pazza crisi al buio, siamo dentro una campagna elettorale abbagliante.

Direttore dell’Agi, fondatore di List

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