Perché dalla politica non si deve guadagnare
Aldo BerlinguerFioccano avvisi di garanzia, provvedimenti di custodia cautelare, sequestri, spesso per persone in vista, politici, amministratori. Qualcuno si dichiara innocente, altri tacciono. E le pagine dei quotidiani si riempiono di foto, vicende personali, oltre alle solite intercettazioni, sempre e comunque propalate al pubblico.
Vicende, storie personali sulle quali non entro. Non sarebbe giusto, essendo oggetto di approfondimento nelle competenti sedi. Ma alcune di queste vicende per certo verso si assomigliano, legate da un filo rosso: quel “sistema” di illeciti che la magistratura ha evocato. Qualcosa di diverso dai singoli episodi eppur qualcosa di comune a molti di essi, seppur non a tutti.
Ecco il punto: in molti casi non basta perseguire i colpevoli, occorre rimuovere le cause del malessere; una in particolare, che precede tutte le altre: gli emolumenti dei rappresentati politici. Cioè il fattore primigenio dell'inquinamento della politica; capace di avvelenare, alla fonte, lo spirito e la funzione stessi che la politica incarna, spostando il baricentro dall'interesse generale a tante aspirazioni, micro-vicende individuali. In parole semplici: se continuiamo ad alimentare le aspettative di reddito e di carriera dei rappresentanti politici, dovremo rassegnarci a che costoro lo facciano - anzitutto - per motivazioni economiche, poi per ambizione di potere e in ultimo, forse, per amor di patria.
Il problema, del resto, non è nuovo. James M. Buchannan, nel 1986, vinse il premio Nobel per l'economia dimostrando, con sofisticate argomentazioni, un principio elementare: i politici non sono benefattori che hanno a cuore l'interesse generale ma attori razionali che rappresentano interessi circoscritti e che tentano invariabilmente di beneficiare se stessi, auto-perpetuandosi e massimizzando i loro interessi personali (prestigio, ricchezza, potere, vantaggi economici).
Ma anche allora niente di nuovo: altri economisti prima di lui (tra i quali Anthony Downs) avevano brillantemente aperto la via ad una valutazione economica dei meccanismi della democrazia.
Non c'è però bisogno di essere raffinati economisti. Don Luigi Sturzo, più semplicemente, diceva che: «Chi troppo è attaccato al denaro non faccia l'uomo politico né aspiri a posti di governo. L'amore del denaro lo condurrà a mancare gravemente ai propri doveri» (oggi nel Manuale del buon politico, San Paolo ed. 1996, 132). E Gioachino Rossini (e prima ancora Eugène Scribe) avevano già romanzato e musicato il concetto: l'occasion fait le larron.
Del resto, riflettiamo. Si può lautamente retribuire un profilo professionale molto qualificato. Ma che ragione c'è di strapagare qualcuno per il solo fatto di essere eletto? Che l'avere avuto tanti voti significa forse dover guadagnare tanti soldi? E quindi giocoforza tendere a dare al consenso, mercificandolo, un valore economico?
Se accade questo non ci stupiamo poi che taluni parlamentari vengano “comprati” per cambiare casacca, o che pacchetti di tessere elettorali (finalizzate al voto) vengano commissionate per soldi.
Insomma, facciamola breve. Se non si rompe il rapporto perverso tra rappresentanza politica e danaro ci dovremo rassegnare ad una politica inguaribilmente malata che saprà perpetuare gli abusi affinando tecniche e meccanismi, affinché non vengano scoperti e sanzionati. Se il “sistema” non argina e contiene le aspirazioni individuali ma le alimenta e le esalta, avremo sempre più rappresentanti invariabilmente guidati da un'insaziabile fame di danaro e potere. E in questa Politica (e nella democrazia rappresentativa) non crederà più nessuno.
Allora? Che fare? Ecco una proposta concreta: quanto prende il Sindaco di Roma? uno dei ruoli più complessi e rappresentativi in Italia? Meno di 6000 euro netti al mese. Bene, nessun rappresentante politico, in nessun caso, a nessun livello, deve prendere un euro in più. Chi è d'accordo? Quali forze politiche si impegnano a realizzare questo obiettivo entro i loro primi 100 giorni di governo? Basta affermazioni astratte, generiche, inconcludenti. Fatevi avanti, Partiti e Movimenti, gli elettori vi guardano.
Aldo Berlinguer